Scorie - I dazi "alti" sempre dazi sono

Una delle poche cose su cui economisti di diversi orientamenti concordano sono il fatto che i dazi sono in sostanza tasse e che producono effetti negativi sia su chi li applica, sia su chi li subisce.

Sul come reagire al "metti, togli e rimetti" di Trump dui dazi, esistono poi diversi punti di vista.

Secondo Marco Allena, preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell'Università Cattolica di Milano, per quanto riguarda l'Unione europea "la vicenda può creare finalmente un comune sentire, sia pure con difficoltà, e un fronte unitario economico e forse politico (in attesa di quello fiscale, il vero vulnus a causa della anacronistica regola dell'unanimità oggi insostenibile). Volendo superare lo tsunami recente, val la pena immaginare funzioni "alte" per i dazi, che vedano l'Europa capofila."

E quali sarebbero queste funzioni "alte"?

"Prendiamo il Cbam, Carbon Border Adjustment Mechanism, recentemente introdotto dall'Unione Europea: si tratta, semplificando al massimo, di un dazio sulle emissioni di CO2 incorporate nei prodotti importati ad alta intensità carbonica. Non ha una finalità protezionistica o ritorsiva, ma persegue l'obiettivo di prevenire il rischio di "carbon leakage", il trasferimento delle produzioni verso Paesi con normative ambientali (assai) meno stringenti, contribuendo così a mantenere gli standard climatici dell'Ue e a incentivare la transizione ecologica. In questo caso, i dazi non solo proteggono la competitività dell'industria europea, ma contribuiscono alla tutela del clima e dell'ambiente: non più strumenti di ritorsione (o di guerra), ma leve strategiche per il perseguimento di obiettivi ampi e condivisi. In altre parole, imposte volte a preservare l'ambiente attraverso la tassazione di beni nocivi, e a riequilibrare le distorsioni economiche create da regolamentazioni diverse."

Quindi, "partendo dal Cbam, la Ue potrebbe compiere un ulteriore passo avanti, in ottica di "controdazi": perché non immaginare tariffe volte a contrastare la localizzazione di attività in Paesi ove non è presente una regolamentazione a tutela dei lavoratori, o il costo del lavoro è molto inferiore o i diritti umani violati? Ciò consentirebbe, appunto, di contrastare anche condotte illecite o immorali concesse da altre giurisdizioni, ed eleverebbe ulteriormente la funzione dei dazi. Che diventerebbero un fortissimo strumento di sostenibilità."

Ma certo, portiamo la regolamentazione europea in tutto il resto del mondo a mezzo tassazione. Sarebbe a fin di bene. Gli effetti peraltro sarebbero gli stessi dei dazi malvagi che vengono dall'altra parte dell'Atlantico.

Dubito che quando David Ricardo elaborò la teoria dei vantaggi comparati ipotizzasse di livellare tutto come propone Allena. Perché tali vantaggi non dipendono solo dalla presenza di determinate materie prime o condizioni climatiche. Si può pensare quello che si vuole, ma realisticamente questi dazi con funzioni "alte" sarebbero comunque sabbia negli ingranaggi del commercio mondiale. Non di rado con effetti per di più regressivi. Sarà un caso se, per esempio, le auto elettriche e certe produzioni agricole sono per lo più beni di lusso? E siamo sicuri, per fare un altro esempio, che tutti quanti potrebbero permettersi abbigliamento prodotto con gli standardi di Cunicnelli?


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