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Scorie - Perché la ricchezza è concentrata

Scoprendo l'acqua calda, la Federal Reserve ha rilevato che azioni e fondi comuni di investimento sono concentrati nei portafogli degli americani più ricchi. Il 23,4% appartiene allo 0,1% più ricco della popolazione, mentre l'1% più ricco arriva quasi alla metà (49,4%). Il tutto, ovviamente, con squilibri anche tra etnie. Ciò che la Fed non dice è che le politiche monetarie dalla stessa praticate hano un ruolo tutt'altro che marginale nel produrre una situazione del genere. La forte espansione monetaria che ha caratterizzato buona parte del secolo in corso, fino al 2022, ha provocato una forte inflazione sui prezzi degli asset reali e finanziari. Ciò non può far altro che gonfiare la ricchezza di chi già è dotato di un patrimonio più o meno elevato, a discapito di coloro che non riescono a risparmiare o che, facendolo, accedono all'acquisto di attività reali e finanziarie a prezzi gonfiati dalla politica monetaria espansiva. Non è quindi necessario pensare a draconiane

Scorie - Non tutto il collaterale ha la stessa qualità

A seguito della crisi che ha colpito alcune banche regionali statunitensi un anno fa, le autorità di vigilanza hanno impostato una corposa (fin troppo voluminosa) revisione dei requisiti patrimoniali, che però potrebbero non essere risolutivi quando il problema è la liquidità. Bill Dudley, già presidente della Fed di New York, ritiene che la soluzione alle crisi di liquidità delle banche consista nell'imporre alle stesse di " mantenere in via preventiva una quantità di collaterale (come titoli e prestiti a consumatori e imprese) per coprire tutte le loro passività a vista soggette a corsa agli sportelli ". Il collaterale dovrebbe essere depositato presso la Fed, che potrebbe quindi velocemente prestare alle banche (creandola dal nulla) base monetaria in caso di crisi. A mio parere il problema non sarebbe risolto completamente, perché un conto è tenere riserve di moneta o titoli di Stato a breve termine (tipicamente con scadenza entro i 12 mesi); altro conto è utilizzare c

Scorie - Sulle PHEV non c'è nulla da imparare

Quando la domanda e/o l'offerta di mercato sono distorte mediante imposizioni i divieti per via legislativa, è pressoché certo che si verifichino delle conseguenze inintenzionali. Si pensi alla elettrificazione del parco auto: la domanda di mercato è bassa, e lo sarebbe ancora di più in assenza di incentivi. I motivi sono noti. A parte una quota di automobilisti che ritengono che le auto elettriche non siano auto (disclaimer: sono tra costoro), la gran parte di chi guida non avrebbe nulla in contrario ad avere un'auto elettrica, purché fosse un prodotto superiore ai veicoli con motore endotermico. Purtroppo, nonostante le promesse, a oggi c'è una molteplicità di problemi che riguardano i prezzi, l'autonomia, i tempi di ricarica, la maggiore svalutazione, solo per citare i principali. Le auto ibride alla spina dovrebbero rappresentare un compromesso, consentendo di viaggiare in modalità elettrica per alcune decine di chilometri, sapendo però di poter contare anche su un

Scorie - Moneta fiscale = debito pubblico

Quando fu lanciato il Superbonus 110% venne resa possibile anche la libera circolazione dei crediti d'imposta connessi. Questo rendeva possibile alle imprese operare mediante lo sconto in fattura, con interventi (spesso) a costo zero per i committenti. Le imprese poi vendevano in tutto o in parte i crediti, per lo più a banche, le quali potevano utilizzarli oppure rivenderli. Un meccanismo del genere rende praticamente certo l'utilizzo dei crediti d'imposta, quindi il corrispondente calo di gettito per l'erario. In sostanza i crediti d'imposta liberamente circolabili diventano una moneta fiscale, parallela a quella emessa dalla banca centrale. E' (o dovrebbe essere) lampante che uno strumento del genere, riducendo le entrate fiscali, genera un aumento del deficit a parità di spesa pubblica e una accumulazione di debito. I fautori della moneta fiscale sostengono però che lo stimolo all'attività economica genera un aumento del Pil, e di conseguenza di gettito

Scorie - Milano? No, Junior. Anzi, Tychy

Nella diatriba tra governo italiano e Stellantis, nei giorni scorsi si era regsitrata la presa di posizione del ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, secondo il quale " un'auto chiamata Milano non può essere prodotta in Polonia." Il tutto in nase alla legge del 2003 in base alla quale "non si possono dare indicazioni che inducono in errore i consumatori. Quindi un'auto chiamata Milano deve essere prodotta in Italia. Altrimenti, dà un'indicazione fuorviante che non è consentita dalla legge italiana. " Stellantis aveva pensato di lanciare un SUV da segmento B con il Marchio Alfa Romeo chiamandolo "Milano", e producendolo nello stabilimento di TychY in Polonia. Se tutto ciò che è ideato/disegnato in Italia dovesse essere prodotto in loco, occorrerebbe sanzionare la quasi totalità delle eccellenze del Made in Italy, perché la produzione è spesso eseguita all'estero, per ovvi motivi di costi. Fatto sta che Stellantis ha deciso

Scorie - Tutti da capitolo 10

Nel suo libro "The Road to Serfdom" (significativamente dedicato ai socialisti di tutti i partiti: quanto aveva ragione!), Friedrich von Hayek dedica il decimo capitolo a spiegare perché nelle società più o meno caratterizzate da regimi totalitari si verifichi la tendenza a salire al potere da parte dei peggiori. Nelle nostre società non totalitarie, ma nondimeno a elevato tasso di socialismo (ancorché spesso non definito tale), tra coloro che emergono e che sono, a mio parere, da ascrivere a pieno titolo nella categoria dei peggiori vi sono i (cosiddetti) leader sindacali. Il leader sindacale tipo è un individuo che dovrebbe tutelare i propri iscritti, ma che sostanzialmente fa politica e non di rado persegue una propria carriera politica (per lo più a sinistra). Si occupa (o dovrebbe occuparsi) a tempo pieno di questioni relative ai cntratti di lavoro, ma in realtà discetta del tutto e del più, spesso senza competenze specifiche. Ho sempre trovato curioso che ci siano perso

Scorie - Non bastano i biglietti verdi?

Mark Gongloff, uno della pattuglia di sostenitori della causa green che scrive per Bloomberg, ha di recente criticato la Federal Reserve perché non è favorevole a implementare negli Stati Uniti le proposte del Comitato di Basilea (di supervisione sulle banche) per imporre alle banche di fornire maggiore disclosure sulle emissioni dei clienti a cui prestano soldi e altre misure che renderanno (via incentivi e disincentivi patrimoniali) i portafogli bancari via via più green. La Fed, probabilmente fiutando anche un probabile cambio di orientamento politico interno, ritiene che non sia compito di chi fa politica monetaria occuparsi di temi che dovrebbero competere ad altre autorità politiche. Gongloff accusa la Fed di " essere di parte ", ma si potrebbe dire lo stesso anche in caso contrario, in realtà. Tra le sue argomentazioni, ve ne sono un paio che mi paiono "interessanti". Il cambisamento climatico sarebbe " inflazionistico, impattando direttamente metà del d