Scorie - Cosa ha alimentato quell'elefante
Stefano Gatti scrive sul Sole 24 Ore che c'è un elefante nel negozio di porcellane.
"Il negozio di porcellane è il settore del private equity, in particolare quello dedicato a investimenti finanziati con alto livello di debito (leveraged acquisitions o leveraged buyouts) negli Usa. L'elefante è l'uso sempre più creativo, massiccio e perverso, del debito."
Considerazione condivisibile.
La sintesi del ragionamento di Gatti è che il grande e crescente ricorso al debito da parte dei fondi di private equity è passato dall'indebitare le società target a utilizzare queste come garanzia per ottenere credito in capo ai fondi stessi, allo scopo di calciare avanti il barattolo perché, con la risalita dei tassi di interesse degli scorsi anni, i multipli si sono abbassati e non è stato possibile cedere le sociatà in precedenza acquisite senza riportare perdite. Ma serviva un modo per continuare a remunerare gli investitori.
Scrive ancora Gatti:
"Come spesso si dice ma altrettanto spesso si dimentica, uno dei mali sottovalutati è l'uso eccessivo della leva finanziaria, specie se usata in modo "creativo" come purtroppo gli echi della crisi finanziaria post Lehman ricordano. Troppo debito rischia, se le condizioni macroeconomiche non migliorano e se le politiche monetarie non divengono meno restrittive (cosa che al momento è solo prevedibile ma assolutamente incerta), di generare una pericolosa bolla finanziaria."
In realtà sono proprio le politiche monetarie espansive e protratte che, schiacciando artificialmente i tassi di interesse, favoriscono l'aumento del ricorso al debito. Quello genera malinvestimenti e bolle, che poi sono destinate a scoppiare quando si riduce l'iniezione di droga monetaria.
Gatti sostiene che i regolatori "dovrebbero alzare il livello di attenzione sul fenomeno, considerato che non è affatto chiaro il livello complessivo di debito che è utilizzato nel mondo del private equity."
I regolatori, ahimè, non brillano per lungimiranza, però.
Conclude Gatti:
"Diversi opinionisti, immediatamente dopo il fallimento di Lehman Brothers, commentando gli alti livelli di debito presenti nel sistema economico dicevano: "Mai più sarà così". Guardando agli ultimi dati dell'Imf Debt Monitor, ahimè, il debito globale, pubblico e privato, è oggi ampiamente superiore a quello del 2008. Come dire: la memoria degli uomini, purtroppo, è sempre troppo corta."
Vero. Peccato che siano stati in pochi, anche dopo il fallimento di Lehman, a indicare le conseguenze delle politiche monetarie (ultra)espansive. Anzi, tutti a ritenere salvifiche le famose tre parole "whatever it takes". Che invece hanno rimandato il problema, esacerbandolo.
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