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Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

Scorie - Il blogger

Dopo poco più di un mese di relativo silenzio, Matteo Renzi ha ripreso a comunicare a getto continuo, aprendo un blog. Dal quale fa già campagna elettorale.   La tecnica di Renzi è sempre la stessa, e ha due varianti. Nella prima variante, Renzi evoca qualcosa che non va attirbuendone le responsabilità a chi c'era prima di lui, indicando poi la discontinuità apportata dalla sua azione di governo. Nella seconda variante, invece, Renzi parte da un dato (oggettivamente) brutto, dicendo di non essere contento, ma che lui al governo ha fatto questo, quello e quell'altro ancora, e che basta solo avere fiducia in lui perché le cose vadano meglio in futuro.   Toccando il tema delle tasse, Renzi ha usato la prima variante:   " La sinistra e le tasse hanno sempre avuto una relazione complicata, in Italia. Siamo stati dipinti come il partito che sapeva solo alzare la pressione fiscale, abbiamo dato l'idea di considerare le tasche degli it

Scorie - Ma quale hard money?

"Anche se i fautori della "hard money" avessero un impatto limitato sulla politica [monetaria], i loro principi basati su regole hanno il potenziale di accelerare e peggiorare la prossima recessione, e di indebolire la successiva ripresa." (T. Duy) Tim Duy ha scritto su BloombergView un articolo che ho trovato involontariamente comico, nel quale profetizza disastri se Donald Trump nominerà alla Federal Reserve dei fautori della "hard money". Premesso che nutro dubbi sul fatto che Trump voglia una Fed realmente meno lassista, dato che molto probabilmente farà deficit che andrà finanziato con titoli del Tesoro e vorrà che il costo del debito resti basso, trovo comico l'articolo perché Duy non si riferisce a persone che vorrebbero il ritorno al gold standard, bensì a professori come John Taylor, che propendono per l'utilizzo di regole (relativamente meccaniche) nella conduzione della politica monetaria. Per intenderci, la rego

Scorie - Falsi avversari del protezionismo

"Sovranità vera, non quella illusoria, significa aprire i nostri confini agli scambi commerciali, ma combattendo con determinazione l'elusione fiscale e la concorrenza sleale di chi allenta le normative per attirare le imprese." (E. Macron) Emmanuel Macron, candidato alla presidenza in Francia, critica il protezionismo annunciato dal neo presidente americano Trump. Nulla da dire sulle critiche al protezionismo, ma pensare di aprire agli scambi commerciali bollando poi come "concorrenza sleale" l'abbassamento delle tasse da parte di qualche Stato rende chiara l'idea che Macron (peraltro in folta compagnia) ha del concetto di concorrenza. In pratica, va bene che non ci siano barriere agli scambi sotto forma di dazi, ma guai se da qualche parte la pretesa del fisco è inferiore che altrove. Quindi la concorrenza tra imprese va bene su scala globale, ma quella tra Stati no. Quando si tratta di Stati, al posto della concorrenza

Scorie - Parlano di fallimenti del mercato, ma non sanno dimostrare il fallimento

"La richiesta di dimostrare un fallimento del mercato non è corretta, perché richiede di dimostrare troppo a chi invoca un intervento." (N. Smith)   Noah Smith non fa mistero di essere un sostenitore dei correttivi agli esiti del libero mercato. Al tempo stesso, ritiene che sia ingiusto che i fautori del libero mercato chiedano agli interventisti di dimostrare in cosa consisterebbe il fallimento del mercato che loro vorrebbero correggere, perché tale dimostrazione potrebbe essere eccessivamente ardua.   Questo ovviamente non gli fa sorgere il dubbio che gli interventisti tendano a definire un fallimento l'esito di interazioni volontarie che, molto semplicemente, essi ritengono (soggettivamente) sgradevoli.   Smith lamenta il fatto che molte persone assumano che il libero mercato sia " lo stato naturale delle cose ", per cui l'intervento dello Stato sarebbe un elemento artificiale. A suo parere " l'economia

Scorie - Il 13 perseguita l'87?

"La nostra missione è che, a prescindere dal loro status di immigrazione e dove sono nati, sono stude nti di Harvard. L'odio a Harvard non deve esistere ." (R. Khurana) Rakesh Khurana è il responsabile dei rapporti con gli iscritti dell'università di Harvard, ateneo tanto costoso quanto frequentato da studenti (e prima ancora da docenti) ardentemente (left) liberal. Khurana teme che Trump disponga la deportazione degli studenti senza regolare permesso di soggiorno, e parla addirittura di odio. Da questo punto di vista, va detto che il Paese d'origine di Khurana è con ogni probabilità tra quelli in cui c'è molto odio, essendo illegale quasi ovunque l'ingresso senza visto o permesso di soggiorno. Se non esistessero gli Stati, ognuno sarebbe libero di ospitare nella sua proprietà chiunque volesse. Ovviamente chiunque dovrebbe rispettare il principio di non aggressione. Nel conteso attuale, in cui gli Stati sono be

Scorie - Il cigno nero di Christine Lagarde

"Ci sarebbero conseguenze devastanti se si scatenasse una guerra al ribasso sulla riduzione delle tasse, sulla normativa finanziaria o sul commercio. Se questo si dovesse verificare allora per me, sarebbe davvero un "cigno nero", un evento devastante ed imprevisto." (C. Lagarde) In occasione del recente World Economic Forum di Davos, appuntamento annuale dell'establishment politico-economico-finanziario globale, Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, ha espresso le sue preoccupazioni sull'insediamento alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump. E' del tutto comprensibile che chi si trova al vertice del FMI, istituzione che ha dato un contributo non certo marginale alla definizione dello status quo, tema che intervengano cambiamenti non concordati nell'ambito delle grandi organizzazioni sovranazionali. Probabilmente Trump farà davvero disastri, perché in fin dei conti la sua sarà solo

Scorie - Veloci a parole

"I bilanci devono essere sostenibili. Su questo non c'è dubbio. Ma non si risanano i bilanci guardando solo al lato della spesa. Occorre investire per stimolare la crescita e con la crescita le entrate fiscali. In Europa sono tutti molto veloci quando si tratta di tagliare la spesa. Ma molto lenti quando si deve allargare la base imponibile, come dimostrano le esitazioni sulla tassa per le transazioni finanziarie o la difficoltà nel tassare le multinazionali là dove fanno i profitti. Anche questo alimenta il populismo." (M. Schulz) Martin Schulz, presidente uscente del Parlamento europeo, è il classico socialista che vede nella spesa pubblica (per investimenti, ovviamente!) la via alla soluzione della lunga crisi di diversi Paesi europei. E se serve far quadrare i conti, meglio aumentare le tasse. Schulz arriva perfino ad affermare che in Europa " sono tutti molto veloci quando si tratta di tagliare la spesa ". Basandosi su queste afferma

Scorie - Libero mercato o corporativismo?

"Negli ultimi 25 anni, in molti paesi, le regole dell'economia liberista sono state riscritte col risultato di rafforzare il potere del mercato e far esplodere la crisi della disuguaglianza. Molte corporation sono poi state particolarmente abili - più che in qualsiasi altro campo - nel godere di una rendita di posizione - vale a dire nel riuscire ad assicurarsi una porzione più grande di ricchezza nazionale, esercitando un potere monopolistico o ottenendo favori dai governi." (J. Stiglitz)   Joseph Stiglitz, economista vincitore del premio Nobel nel 2001, è da sempre un idolo dei sinistrorsi di ogni dove. In occasione del World Economic Forum di Davos, Stiglitz non rinuncia alla consueta accusa nei confronti del mercato, reo di creare disuguaglianze.   Ritengo opportuno premettere che il WEF e consessi simili sono la massima espressione non già dell'economia di mercato, quanto del (peggior) corporativismo. Non a caso gli esponenti d

Scorie - Il rapporto matematico (che non funziona)

"Non voglio neanche sentire parlare di manovra correttiva. Come ha dimostrato il dibattito dell'autunno scorso sulla validazione delle prospettive di crescita con l'Ufficio di Bilancio, c'è un rapporto matematico tra il livello dell'indebitamento, il deficit, e la crescita dell'economia." (E. Morando) Come era prevedibile, la Commissione europea ha chiesto al governo italiano di correggere la manovra di bilancio approvata il mese scorso per un importo pari allo 0,2 per cento del Pil, ossia circa 3,4 miliardi. Il governo, per bocca del sottosegretario all'Economia, Enrico Morando, cerca di fare la voce grossa per respingere al mittente la richiesta. Morando usa un'argomentazione tipicamente keynesiana per giustificare la resistenza del governo a ridurre il deficit di bilancio: fare meno deficit equivarrebbe a ridurre la crescita economica. Il "rapporto matematico" a cui fa riferimento, però, presenta un problema: se l

Scorie - (Solite) sciocchezze sui rating

"Valutare il debito di un paese che non ha il potere di creare la sua moneta significa lasciare campo alla speculazione." (J-P. Fitoussi) All'indomani della decisione dell'agenzia di rating DBRS di abbassare il giudizio sul merito di credito della Repubblica italiana, non poteva mancare un'intervista a Jean-Paul Fitoussi, economista francese molto ascoltato (per lo meno dai giornalisti) in Italia. Ebbene, Fitoussi arriva a sostenere che andrebbe vietato alle agenzie di rating di esprimere giudizi sul debito pubblico di un Paese privo di sovranità monetaria, per non " lasciare campo alla speculazione ". Sulle agenzie di rating i giudizi sono per lo più negativi, soprattutto a seguito della crisi che ha avuto inizialmente come oggetto le cartolarizzazioni su mutui sub-prime, le cui tranche senior erano state generosamente valutate con parecchie A. Molto critiche sono state le banche centrali, per esempio. Tra le quali la BCE, che,

Scorie - La crescita anno che (non) verrà

"La via maestra per abbattere il debito resta la crescita. La Ue ci ricorda che l'Italia ha un debito troppo alto e questo lo sappiamo tutti. Non è diminuito perché purtroppo siamo stati in deflazione nel 2016 e le condizioni di mercato non ci hanno permesso di completare il programma di privatizzazioni. Un piano che prenderà quota quest'anno, in cui ci aspettiamo una crescita più elevata." (P. C. Padoan) Non è da ieri che la Commissione europea nutre perplessità sui numeri presentati dal governo nella legge di bilancio per il 2017, che ha seguito il copione, ormai collaudato, di smentire gli impegni assunti primavera in merito alla riduzione di deficit e debito. Né è da ieri che Padoan va sostenendo che la via maestra per abbattere il debito sia la crescita del Pil nominale, ossia al lordo della crescita dei prezzi al consumo, che nella definizione mainstream equivale all'inflazione. Purtroppo quando il debito supera il 130 p