Scorie - Più garanzie per tutti


Non c'è buon (si fa per dire) sindacalista che non si occupi di cose che non riguardano la contrattazione collettiva degli iscritti al proprio sindacato. E così, mentre Maurizio Landini si occupa di Palestina (e quasi quasi è un bene, perché altrimenti alza i decibel invocando randellate fiscali ai nemici del popolo), Lando Maria Sileoni, segretario generale del sindacato dei bancari Fabi, si fa paladino dell'accesso alla proprietà della casa per i giovani.

E la soluzione quale sarebbe? Ovviamente l'intervento dello Stato. Scrive Sileoni:

"I dati europei ci consegnano un messaggio inequivocabile: dove lo Stato interviene con garanzie pubbliche più robuste o con agevolazioni fiscali mirate, le condizioni di accesso ai mutui sono più favorevoli."

Direi che è tutto molto lapalissiano. Va da sé che, a parità di altre condizioni, se ci sono garanzie pubbliche le condizioni di un mutuo sono migliori per il mutuatario.

Prosegue Sileoni:

"Oggi il nostro Paese dispone di strumenti importanti, come il Fondo pubblico che garantisce mutui fino a 250mila euro. Ma quella soglia, stabilita anni fa, non è più sufficiente. In molte città italiane, soprattutto nelle grandi aree urbane, i prezzi degli immobili sono saliti ben oltre i livelli che consentono a una famiglia o a un giovane lavoratore di accedere a un finanziamento con quelle cifre. È necessario, dunque, alzare il tetto delle garanzie statali, in modo da adeguarlo al valore reale del mercato immobiliare. Diversamente, il rischio concreto è lasciare fuori intere generazioni, condannandole all'affitto a vita o, peggio, a rinunciare al diritto di avere una casa di proprietà."

I prezzi degli immobili sono cresciuti dopo anni di politiche monetarie ultraespansive, oltre a vincoli all'aumento dell'offerta che limitano nuove costruzioni. 

Ed è pur vero che, non di rado, i giovani hanno lavori precari e stipendi bassi. Frutto anche di un sistema gerontocratico, basato in modo trasversale sulla ricerca del consenso dei pensionati (e pensionandi).

Tutto questo per dire che ci sarebbero diverse leve da azionare senza aumentare le garanzie pubbliche sui mutui, nella contunia stratificazione di pasti gratis per qualcuno ma pagati da altri.

Ciò detto, se uno sostiene che avere una casa di proprietà sia un diritto, la conseguenza logica porta dritti molto oltre, nella via al socialismo, di una garanzia sui mutui a carico dei pagatori di tasse. 

Sileoni usa poi un argomento utilitaristico.

"Non è solo una questione sociale o di giustizia generazionale. È anche un tema economico di prima grandezza. Ogni acquisto immobiliare attiva un circolo virtuoso che coinvolge edilizia, artigianato, servizi, forniture e professioni tecniche. L'edilizia, da sola, vale il 12,7% del nostro prodotto interno lordo. Significa che oltre un decimo della ricchezza nazionale dipende direttamente da questo comparto. Bloccare l'accesso al credito per l'acquisto di una casa equivale a rallentare un settore strategico per la crescita del Paese."

Sembrerebbe un moto perpetuo, ma allora perché non fare le cose ben più in grande? Pazienza se poi i prezzi dei materiali e degli immobili si surriscaldano ulteriormente (come in epoca di Superbonus) e il cane si morde la coda quanto ad accessibilità per i giovani, con la pressoché inevitabile conseguenza che poi la bolla arrivi a scoppiare malamente.

In generale, quello che trovo deprimente è la costante invocazione dello Stato come risolutore, quando invece generalmente è (con)causa dei problemi. Perché lo Stato non dispone di risorse proprie, per cui il conto di ogni pasto gratis che offre a Tizio deve prima o poi essere pagato da tanti Caio e Sempronio.

E ancora più deprimente è che, prescindendo da valutazioni etiche, sembri per tanti così difficile da capire che non si può essere per tutta la vita Tizio, ma si finisce prima o poi per essere Caio o Sempronio.

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