Scorie - Effetto Green Deal: calano i diesel, non le emissioni
L'industria dell'auto (e il relativo indotto) non se la passano troppo bene in Europa, e difficilmente avrebbe potuto essere altrimenti avendo decretato sostanzialmente la fine del diesel (su cui le case del vecchio continente avevano la leadership tecnologica) e in prospettiva del motore endotermico nell'ambito del famigerato Green Deal.
Calano i margini e aumentano i debiti, tra domanda che cala ogni volta che calano gli incentivi governativi e concorrenza cinese che avanza nonostante un aumento dei dazi.
AlixPartners registra periodicamente queste tendenze e nota anche che negli ultimi anni non c'è stato un calo di emissioni (attenzione: quelle al tubo di scarico, il che significa peggio ancora) nonostante il crollo delle immatricolazioni di auto diesel, passate dal 57% del 2017 al 10% attuale.
Il fatto è che chi ha cambiato auto non è passato in massa da diesel a elettrico, ma a un mix di benzina e ibride, con o senza spina.
Conclude Dario Duse di AlixPartners:
"È chiaro che sono state fatte scelte sbagliate per ridurre le emissioni. I volumi persi dal diesel sono stati conquistati dalle motorizzazioni a benzina, meno efficienti e che emettono di più. Con questo trend, il target di zero emissioni al 2035 è irraggiungibile."
Le scelte sbagliate sono state fatte a livello legislativo. Quelle della cade automobilistiche sono state sbagliate nell'assecondare ovinamente il Green Deal, probabilmente contando su incentivi infiniti alla domanda, cosa che non può funzionare a livello di mercato di massa. Salvo poi dover registrare perdite e cercare di limitare i danni vendendo quello che i consumatori comprano, ossia per lo più mezzi che possono permettersi e che non costringano a programmare la giornata in funzione dell'autonomia del veicolo.
Non era difficile da immaginare neppure dieci anni fa.
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