Scorie - Il servizio della Fed agli americani (2)
Tra gli opinionisti di Bloomberg l'attuale amministrazione statunitense non riscuote molto successo. Fondamentalmente non ne combina una giusta, stando a quanto si legge. Ovviamente Trump e i suoi ministri sono criticabili e ci sono diversi motivi per farlo, anche se il punto di vista dal quale lo faccio io è spesso diametralmente opposto a quello di chi scrive quegli articoli.
Da ultimo il noto difensore della Federal Reserve Jonathan Levin ha rimproverato il segretario al Tesoro per aver scritto un saggio ("The Fed's New "Gain-of-Function" Monetary Policy", su The International Economy) in cui critica l'operato della banca centrale, soprattutto a partire dagli interventi del 2008.
Secondo Levin, Scott Bessent "dovrebbe dare credito ai banchieri centrali per il tremendo successo" dell'economia americana.
Scrive Levin:
"Il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha trovato un capro espiatorio per ogni problema economico americano degli ultimi due decenni. In due saggi – uno pubblicato su The International Economy e una versione ridotta sul Wall Street Journal – incolpa la Fed per la crescente disuguaglianza; l'eccessiva inflazione nel 2021 e nel 2022; i fallimenti bancari del 2023; l'incoscienza fiscale della classe politica; e l'attuale crisi dell'accessibilità abitativa, tra le altre cose. Un elenco davvero lungo!".
Levin accusa Bessent di fare cherry picking sulle crisi di cui parla, dimenticando "il fatto basico che l'economia è andata molto bene durante il periodo in questione".
Incuriosito, mi sono letto il saggio di Bessent, e devo dire che ho trovato il contenuto in gran parte condivisibile.
Bessent non fa cherry picking, dato che del periodo considerato ripercorre le decisioni assunte dalla Fed e ciò che si è verificato a seguito delle stesse. Né esclude che vi siano state altre cause. Men che meno mette in discussione l'andamento macro del Pil, ma nota che l'atteggiamento espansivo della Fed, in particolare negli anni del QE, ha finito per avere effetti redistributivi, gonfiare i prezzi degli asset, aumentare la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, oltre a far perdere alla classe politica ogni remora nello spendere in deficit. Il che non lo sostiene solo Bessent, peraltro.
Levin cita bassa inflazione (dei prezzi al consumo) e disoccupazione durante gli anni del QE come indicazione che le cose andassero bene, finendo per elogiare particolarmente Janet Yellen e Jerome Powell. Ma considerando lo stesso metro di misura uno dei peggiori presidenti della Fed degli ultimi 50 anni dovrebbe essere Paul Volcker, che al contrario è stato il migliore (o il meno peggio, per chi vorrebbe che non ci fosse proprio una banca centrale a manipolare tassi e moneta).
Quanto agli effetti redistributivi e sull'aumento della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza, secondo Levin "è una questione al di fuori della politica monetaria" e cita a tal proposito Ben Bernanke, avendo per lo meno la decenza di riconoscere che costui un qualche conflitto di interessi sulla questione lo ha.
E che dire dell'esplosione dei prezzi al consumo dell'era Covid? Ovviamente le cause sono "l'interruzione delle supply chains, la politica fiscale espansiva e la guerra tra Russia e Ucraina". Per carità, sono concause, ma senza benzina (monetaria) un motore fa fatica ad accendersi, men che meno ad andare su di giri.
Levin concede a Bessent che non ha torto quando evidenzia i troppi poteri regolamentari e di controllo assunti dalla Fed a seguito della legge Dodd-Frank del 2010.
Ma conclude sostenendo che il saggio di Bessent sembra "per lo più una razionalizzazione a posteriori delle fuorvianti calunnie di Trump: è una versione più educata di ciò che regolarmente sentiamo da Trump su Truth Social".
Il che, se uno lo legge, si rende conto non essere vero. In nessuna riga di quel saggio Bessent scrive che la Fed dovrebbe abbassare fortemente il tasso sui Fed Funds, cosa che va ripetendo Trump tra un insulto e l'altro a Powell.
E' vero che lo stesso Bessent ha più volte dichiarato che le attuali condizioni economiche degli Stati Uniti giustificherebbero tassi più bassi, ma non in quel saggio.
Concludendo, direi solo che la proposta di Bessent, ossia che la Fed torni a occuparsi unicamente di politica monetaria senza usare il QE, sarebbe un miglioramento, ma non una reale soluzione. Resta comunque il fatto che se si auspica una banca centrale indipendente dalla politica, non si dovrebbe fare il ministro per Trump.
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