Scorie - Che liberalismo è questo?
Anni fa mi fu chiesto di fare un intervento a una serata di una scuola di liberalismo. Scorrendo l'elenco delle persone chiamate a intervenire nel corso delle diverse serate, mi accorsi che gli altri, a differenza di me, erano tutti nomi noti, ma classificabili come liberali non certamente nel significato classico, ossia quello che Mises lamentava essere stato stravolto già quasi un secolo fa e oggi prevalente. Un liberalismo che non sostiene certamente lo Stato minimo, ma che si avvicina molto alla socialdemocrazia.
Il più noto tra i relatori a quella scuola di liberalismo era indubbiamente Pierluigi Ciocca, del quale ho appena letto la recensione a un libro di Paolo Baratta (che non è materia di queste Scorie).
Scrive Ciocca:
"Per parte loro i governi, oltre a dimenticare il Sud, non hanno risanato la finanza pubblica, potenziato le infrastrutture, corretto la diseguaglianza e una povertà prossima al 10% dei cittadini, promosso la concorrenza. Hanno subìto l'assurda regola allora voluta dai tedeschi a Bruxelles che nei pubblici bilanci equipara gli investimenti alle uscite correnti. Ora si pensa di esentare dalla regola le spese militari per accrescerle, con conseguente inflazione e recessione."
Io proprio faccio fatica a trovare qualcosa di autenticamente liberale in tutto ciò. E in effetti basta andare oltre di qualche riga per trovare il clessico richiamo della foresta keynesiana.
"Con infrastrutture acconce il Mezzogiorno può proporsi quale Florida d'Europa. Al di là dei fondi Pnrr non ancora utilizzati, questi investimenti non creano debito pubblico se con effetto moltiplicativo nel medio periodo generano reddito e quindi gettito fiscale che copre la spesa iniziale. È la lezione di Keynes, ma anche quella messa in pratica dal meridionalismo post-bellico, animato dalla Svimez."
Il problema è in quel "se", perché si tratta di una condizione che nella testa dei keynesiani si realizza con una certa facilità, mentre nel mondo reale porta quasi sempre a moltiplicare il debito, non il Pil.
Questi sono i liberali a sud delle Alpi...
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