Scorie - Il costo dei beni pubblici europei

Nel periodico sermone domenicale sul Sole 24 Ore, Marco Buti e Marcello Messori si occupano dell'asse franco tedesco, oggi guidato da un Macron da anni in crisi di consenso interno e ridotto a cercare occasioni di visibilità coma faceva Gabriele Paolini mettendosi alle spalle dei telegiornalisti, nonché da un Merz che è riuscito nell'impresa di dover aspettare il secondo voto per avere la fiducia del Parlamento tedesco.

Secondo Buti e Messori, Macron e Merz "devono acquisire la consapevolezza – e convincere le rispettive opinioni pubbliche - che scelte coraggiose a livello europeo, realizzate con il necessario sostegno dei nuovi stati membri strategici, non servono solo a realizzare quell'ulteriore integrazione della Ue imposta dalle drammatiche sfide internazionali ma hanno anche ricadute positive a livello nazionale. Si tratta cioè di scelte che, anziché consumare un già risicato capitale politico interno, possono ripristinare e rendere più 'elastico' questo stesso capitale. Due esempi chiariscono il punto."

Ora, siccome i due stanno parlando da settimane, assieme a Regno Unito (che non è più nella Ue) e Polonia di potenziare la potenza militare, il coraggio dovrebbe consistere nel convincere tali opinioni pubbliche che si tratta di denaro ben speso.

Per inciso, essendo la Francia l'unico Paese europeo dotato di armi nucleari, Macron le metterebbe a disposizione dell'Ue, ma vorrebbe anche comandare. Merz, dal canto suo, vuole potenziare l'esercito tedesco, e a quello servirebbe la modifica delle regole interne di finanza pubblica per potenziare in deficit le spese militari.

Ma Buti e Messori, che hanno fatto della formula "beni pubblici europei" un mantra per spingere verso l'emissione di debito comune, evidentemente la vedono diversamente.

"Il prossimo luglio la Commissione presenterà le proposte per il bilancio pluriennale della Ue post-2027. Sarebbe disastroso se Francia e Germania sprecassero l'occasione di avallare un bilancio di taglia adeguata (almeno pari all' 1,75%-2% del prodotto dell'area), finanziato da nuove 'risorse proprie' e incentrato sull'offerta di beni pubblici europei, al solo fine di salvaguardare – rispettivamente – i tradizionali sostegni alla politica agricola comune e l'attuale soglia massima dello 1%. Il rafforzamento del bilancio avrebbe il doppio effetto di facilitare la ristrutturazione del modello produttivo della Ue (in primis, di Germania e Francia) e, spostando vari investimenti a livello comunitario, di contenere le spese pubbliche nazionali. Tale secondo effetto, spesso trascurato nelle discussioni sulla riforma del bilancio Ue, deriverebbe dal fatto che le economie di scala e di scopo rendono efficienti finanziamenti e produzioni a livello comunitario piuttosto che a livello nazionale. Di conseguenza, il coordinamento verticale fra bilanci nazionali e bilancio europeo favorirebbe il consolidamento delle finanze pubbliche francesi (e italiane), attenuerebbe le lacerazioni tedesche rispetto all'abbandono del 'freno al debito' e – più in generale – ridurrebbe il possibile impatto recessivo delle nuove regole fiscali europee."

Le ipotesi mi sembrano due: o Buti e Messori sanno che le cose non andrebbero così ma vogliono convincere i loro lettori, oppure sono ingenui. Non credo sia la seconda, in tutta franchezza.

Le "nuove risorse proprie" sarebbero nient'altro che nuove tasse a carico degli europei. Quanto alla riduzione delle spese pubbliche nazionali, questo in teoria (e prescindendo da ogni considerazione di merito) potrebbe consentire di alleviare la tassazione nazionale, cosicché il carico complessivo potrebbe restare grosso modo invariato (la sua distribuzione inevitabilmente no, peraltro).

Ma, in pratica, quando mai finora la delega all'Unione europea di una attività ha comportato una riduzione della spesa pubblica nazionale? A me risulta mai. E figuriamoci se in un Paese (ma è così anche altrove) in cui, pur in presenza di deficit di bilancio, ogni euro di entrata superiore alle attese o di uscita inferiore alle attese, per quanto una tantum, sono definite "tesoretto", non ci sarebbe un aumento di altre voci di spesa.

Col risultato finale di aumentare il carico fiscale, attuale e/o prospettico, per i pagatori di tasse. Questa sarebbe la conseguenza del potenziamento del bilancio comunitario. Nessun "bene pubblico europeo" (qualunque cosa si voglia fare entrare nella definizione) sarebbe un pasto gratis, e nemmeno a invarianza di conto da pagare.


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