Scorie - Il fondo sovrano italiano sarebbe perfino peggio di quello europeo
Apprendo da un articolo ospitato sul Sole 24 Ore di Donato Iacovone, presidente di Webuild, che per rilanciare salari e produttività serve un fondo sovrano nazionale.
Un'idea che mi pare ancora meno sensata di quella del fondo sovrano europeo. Già si potrebbe discutere dell'opportunità di istitiuire tali fondi anche laddove storicamente sono nati, ossia nei Paesi esportatori di materie prime che accumulano forti avanzi commerciali. Il caso della Norvegia è probabilmente il più paternalisticamente eclatante, con uno Stato che mantiene una pressione fiscale esosa e al tempo stesso ha un fondo sovrano da oltre mille miliardi di euro, pari a quasi 2,5 volte il Pil del Paese.
Ma in Italia quale sarebbe la fonte di finanziamento di tale fondo sovrano? Curiosamente per molti sembra essere un mix tra debito pubblico e risparmio privato.
Come scrive Iacovoni, un "fondo sovrano nazionale, ma aperto al contributo di privati, può essere lo strumento adatto a rilanciare gli investimenti, convogliando l'enorme risparmio italiano verso fini produttivi, su direttrici abilitanti per lo sviluppo industriale e tecnologico del Paese. Proposte analoghe sono venute anche da autorevoli voci del mondo sindacale."
Autorevoli a seconda del punto di vista, direi. Ma in pratica cosa dovrebbe fare questo fondo?
In primo luogo "dovrebbe promuovere l'internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, e favorirne il ricorso al mercato dei capitali, con effetti positivi sulla crescita della produttività."
Siamo sicuri che serva un fondo sovrano per promuovere l'internazionalizzazione e facorire il ricorso al mercato dei capitali? Non sarebbe meglio un quadro regolatorio meno ostile e complicato?
"In secondo luogo, il fondo dovrebbe orientare capitali verso il settore delle infrastrutture. In quest'ambito occorrerà promuovere il più possibile le partnership pubblico-privato e la partecipazione dei fondi specializzati, o addirittura crearne ad hoc laddove sarà possibile remunerare con tariffazione, concessioni o altri strumenti. Tutto questo per rovesciare il paradigma per cui le infrastrutture sono costruite con risorse pubbliche e poi date in concessione, in favore di un modello di compartecipazione agli investimenti in un quadro di regole chiaro."
Qui devo dire che non mi stupisce che il presidente di Webuild auspichi l'orientamento dei capitali verso il settore delle infrastrutture.
E n fine una spruzzata di responsabilità sociale, che ormai è come il prezzemolo, andando a "supportare gli investimenti (pubblici e privati) in istruzione, formazione e ricerca, ancora notevolmente sotto la media Ocse, accompagnandoli con procedure sistematiche di valutazione ex ante ed ex post degli impatti, che garantiscano l'efficacia e la sostenibilità della spesa."
L'importante, dato il glorioso track record, è contare sulla garanzia dell'efficacia e della sostenibilità della spesa.
Ma questo fondo farebbe anche miracoli per la produttività, pare di capire.
"Un fondo sovrano italiano, in grado di agire in complementarità con lo strumento europeo proposto di recente dalla Commissione europea per sostenere lo sviluppo delle tecnologie green, favorirà altresì il recupero di produttività del lavoro e, di conseguenza, un aumento dei salari, necessario per evitare che alcuni dei nostri migliori talenti continuino a migrare. A tal fine, l'apertura di una stagione più espansiva della contrattazione collettiva potrà contribuire ad invertire il lungo trend di perdita del potere d'acquisto, aumentare l'attrattività del mercato italiano e creare, nel medio periodo, le condizioni per una ripresa della crescita demografica."
Se si tratta di un auspicio, tutto ci può stare. Se si tratta di una previsione, non vedo su quali basi si possa ipotizzare che questo fondo sarebbe in grado di consentire più pani e più pesci per tutti. A me pare solo l'ennesima (insensata) idea per mixare statalismo e risparmio privato a beneficio certamente di una fetta di imprese, non certo di tutti quanti.
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