Scorie - Don Vladimir e la banca centrale

Nonostante le entrate da esportazioni di idrocarburi siano andate molto bene nel 2022, anche per via di una politica autolesionista da parte della Ue, la Russia si trova a fare i conti con un aumento del deficit di bilancio (passato nel 2022 all'equivalente di 47 miliardi di dollari contro i 6,7 miliardi di surplus dell'ano precedente) a causa del prolungarsi della guerra di invasione in Ucraina e delle sanzioni imposte per lo più dai Paesi del G7.

La tendenza principale per ogni governante, in questi casi, è quella di chiedere alla banca centrale di monetizzare più o meno esplicitamente la spesa pubblica. Se poi, come nel caso della Russia, il presidente ha pieni poteri, alle orecchie degli interlocutori le sue richieste suonano un po' come le "offerte" di don Vito Corleone nel Padrino.

Vladimir Putin ha invitato la banca centrale a essere più ottimista nelle sue previsioni sull'andamento dell'economia russa, però dando "un chiaro segnale" che i tassi potrebbero calare nel corso dell'anno.

Il fatto è che già oggi i tassi di interesse (come peraltro anche altrove) sono negativi in termini reali, il che non dovrebbe essere accompagnato da tassi nominali in calo. Sempre che non si sia convinti, come il presidente turco Erdogan, che il modo migliore per abbattere l'inflazione sia abbassare i tassi di interesse.

Il 10 febbraio è prevista la prossima decisione di politica monetaria da parte della banca centrale. Vedremo se l'"offerta" presidenziale sarà accolta.

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