Scorie - Nessuna magia a Bridgetown
Una costante di tutte le situazioni in cui vi sono debitori (soprattutto pubblici) in difficoltà è rappresentata da iniziative finanziarie che prospettano di risolvere il problema quasi magicamente, senza oneri. Ovviamente si tratta sempre di puntare lo sguardo in una direzione diversa da quella in cui gli oneri vanno a finire. Perché che nessun pasto sia realmente gratis resta una realtà.
Maria Demertzis del thik tank Bruegel descrive una di queste iniziative, nota come Iniziativa di Bridgetown (Bi), proposta dal governo delle Barbados per aiutare i Paesi poveri a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico. Scrive Demertzis:
"La prima proposta della Bi, che è stata poi adottata dal Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022, è quella di un fondo per le perdite e i danni per aiutare i Paesi più vulnerabili al clima e per affrontare la giustizia climatica. L'iniziativa promuove l'inclusione di una clausola sui disastri naturali che preveda la sospensione temporanea del pagamento degli interessi sul debito del Paese colpito dal disastro ambientale. In questo modo si fornirebbe liquidità alla nazione colpita dal disastro. Inoltre, i fondi di cui una nazione avrebbe bisogno per la ricostruzione non dovrebbero essere erogati sotto forma di prestiti, ma di sovvenzioni. La Bi sostiene che, di fronte a tali disastri naturali, il finanziamento a debito è inadatto, in quanto andrebbe ad aggiungersi al cumulo di debiti in Paesi che di solito sono già molto indebitati. La Bi suggerisce addirittura di aggiungere una clausola al fondo per le perdite e i danni, in base alla quale una sovvenzione viene concessa automaticamente se l'evento climatico è responsabile di una distruzione equivalente al 5% o più del Pil secondo la valutazione di un'agenzia esterna. La Bi propone in aggiunta che i fondi vengano raccolti attraverso un prelievo sulle aziende di combustibili fossili legato al loro livello di emissioni di anidride carbonica. Si stima che, sulla base dei prezzi del petrolio e del gas antecedenti al Covid-19, tale prelievo potrebbe portare alla raccolta di 200 miliardi di dollari all'anno."
Qui nulla di particolarmente innovativi: erogazioni a fondo perduto ai Paesi colpiti da disastri naturali. Effettivamente caricarli di nuovo debito, magari a condizioni di mercato, li condurrebbe con buona probabilità al default. Da dove prendere i soldi? (Tar)tassando le compagnie petrolifere, che sono un vero bancomat per tutti coloro che voglioni trovare un modo veloce per fare cassa.
Ma la Bi "raccomanda anche un ruolo maggiore per le banche multilaterali di sviluppo (Mdb) nel contribuire a finanziare l'adattamento ai cambiamenti climatici. La Bi sostiene che gli eventi legati all'adattamento climatico sono molto difficili da finanziare privatamente e questo comporta un ruolo maggiore per i governi. Tuttavia, visti i livelli di debito già elevati a seguito della pandemia, molti Paesi poveri non hanno spazio fiscale e devono far fronte a tassi di prestito molto elevati sui mercati. Con l'ampliamento del ruolo e della base di finanziamento delle Mdb, i Paesi potranno contrarre prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato."
Oltre ai trasferimenti in caso di disastri, va finanziata la transizione green, con prestiti a tassi agevolati da parte delle banche multilaterali di sviluppo. Un'altra forma di sovvenzione, ancorché meno corposa della precedente.
C'è poi una terza proposta, che consiste nella "creazione di un fondo per gestire le opportunità economiche della mitigazione del cambiamento climatico. La Bi raccomanda la creazione di un Fondo globale per la mitigazione del clima da 500 miliardi di dollari per finanziare i progetti climatici. Due aspetti di questo proposta sono nuovi e interessanti. In primo luogo, la Bi raccomanda di finanziare il Fondo globale per la mitigazione del clima attraverso i Diritti speciali di prelievo (Dsp) emessi dal Fondo monetario internazionale (Fmi) non ancora utilizzati. I Dsp sono riserve internazionali assegnate ai membri del Fmi che permettono a ciascun membro di prendere in prestito dalle riserve delle banche centrali degli altri membri in caso di difficoltà. È importante notare che i tassi dei prestiti sono mantenuti ben al di sotto del valore di mercato, attualmente al 2,4 per cento. Dal momento che i Dsp sono assegnati in base alle dimensioni del Paese, sono soprattutto i Paesi grandi e ricchi che non ne hanno effettivamente bisogno a possederne la maggior parte. La Bi incoraggia i Paesi a destinare una parte dei loro Dsp inutilizzati a questo fondo, che può essere impiegato per mobilitare finanziamenti privati attraverso prestiti a basso costo destinati a progetti legati al clima."
In pratica, i Paesi "ricchi" cederebbero una parte di Dsp a quelli poveri. Il passaggio interessante viene a questo punto.
"La seconda caratteristica interessante è che questi prestiti sarebbero attività del fondo, ma non sarebbero passività di nessun Paese, e quindi non andrebbero ad aggiungersi al debito di alcun Paese. I prestiti sarebbero la passività dei progetti finanziati e costituirebbero quindi una sorta di "terzo debito". In questo senso, non è dissimile dal fondo Next generation Eu che l'Unione europea ha istituito durante la pandemia, il quale, almeno per la sua componente di sovvenzioni, è finanziato dal debito dell'Ue, ma non conta come parte del debito di nessun Paese dell'Ue. Finanziare nuovi progetti senza dover emettere altro debito è una proposta allettante per i Paesi fortemente indebitati. Ma per garantire l'operatività di questo strumento finanziario è necessario selezionare con cura i progetti e fornire garanzie sufficienti a coprire i rischi connessi. Il finanziamento per il clima rimane il problema numero uno da risolvere. Le iniziative che escono dagli schemi potrebbero aiutare a risolvere il perenne problema delle promesse eccessive e delle loro mancate realizzazioni."
Il fatto è che i Dsp sono riserve create dal nulla. In sostanza il loro utilizzo corrisponderebbe ad aumentare la quantità di moneta in circolazione. Da questo punto di vista la differenza con Next Generation Eu è che il debito Ue necessario per finanziare i trasferimenti a favore dei singoli Paesi sarà pagato mediante tassazione esplicita sugli europei, mentre l'utilizzo dei Dsp, essendo inflazione monetaria, corrisponde a una tassa implicita.
La sostanza resta che non si tratta di un pasto gratis, ma di una redistribuzione. La bacchetta magica per creare ricchezza reale dal nulla non esiste.
Commenti
Posta un commento