Scorie - Non è mai ora di risanare i conti
In un periodo in cui la Commissione europea è incline ad allentare la presa sulla concessione di aiuti di Stato (non da ultimo perché questo vuole la Germania, oltre ovviamente alla iperstatalista Francia), a sud delle Alpi in molti si lamentano del fatto che questo finisce per dare un vantaggio a chi ha bilanci pubblici meno scassati.
Nel tipico suk che contraddistingue queste situazioni, il governo italiano sarebbe pertanto incline a non opporsi sugli aiuti di Stato, chiedendo però "flessibilità" sull'utilizzo dei quasi 200 miliardi tra sovvenzioni e debito del Pnrr.
Al governo non piace neppure la piega che sta prendendo la discussione sulla revisione delle regole di finanza pubblica e in particolare del Patto di stabilità. La Commissione vorrebbe impostare patti bilaterali con gli Stati, con obiettivi di miglioramento dei conti pubblici su orizzonte quadriennale, allungabili a sette a fronte di riforme in stile Pnrr. Secondo il Ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti, però, la proposta non va bene perché manca "qualsiasi flessibilità in relazione al ciclo economico, in modo anche peggiore rispetto alle vecchie regole. E quindi manca di realismo. Se i prossimi quattro anni sono come gli ultimi, come faccio a rispettare obiettivi predeterminati? E un Paese dove, a differenza che in Italia, si vota prossimamente e si può legittimamente cambiare indirizzo di governo, come fa a impegnarsi per quattro anni? Non voglio ovviamente fare paragoni, ma anche in Urss si facevano i piani quinquennali e poi non funzionavano."
Giorgetti rilancia poi l'idea di porre limiti sulle spese correnti, e non sugli investimenti. Vecchio cavallo di battaglia che non ha colore politico a sud delle Alpi. A parte poi il fatto che a crescere a dismisura nel corso degli anni è stata la spesa corrente a scapito di quella per investimenti e che non vi è alcuna reale intenzione di ridurla.
Ciò detto, l'accostamento tra la fissazione di obiettivi pluriennali di miglioramento della finanza pubblica e i piani quinquennali sovietici mi pare discutibile. E' indubbiamente vero che il futuro non può essere previsto, ma è altrettanto vero che prima ci si lamentava degli obiettivi annuali perché troppo rigidi, mentre adesso ci si lamenta se lo sforzo di risanamento è spalmato su un orizzonte pluriennale. E ovviamente impostare un'azione di risanamento di un bilancio non equivale a pretendere di governare ogni aspetto dell'economia nazionale, come invece pretendevano i piani sovietici.
Lo stesso dicasi per i cambiamenti di maggioranza: stando alla logica di Giorgetti, nessun contratto pluriennale dovrebbe essere firmato da un governo o da una società a controllo pubblico, dato che potrebbe cambiare la maggioranza. Chiaramente è un'assurdità. Per di più, il mix tra riduzione di spesa e aumento di entrate suppongo non sarebbe vincolante. Il che, peraltro, è il vero problema, dato che la riduzione di spesa in questo modo non si concretizzerà mai.
In definitiva, prevale sempre, anche se non sempre esplicitamente, l'approccio per cui quando le cose vanno bene (o meno male del solito) non bisogna mettere fieno in cascina, mentre quando le cose vanno male (o peggio del solito) bisogna poter spendere keynesianamente.
Non è mai il momento giusto per sistemare i conti, salvo poi lamentarsi se altri hanno bilanci meno scassati e vivere con la sindrome di Calimero.
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