Scorie - La madre e il padre di tutti i mali monetari

Negli ultimi anni il presiudente turco Erdogan ha cambiato i governatori della banca centrale quasi con la stessa frequenza con cui ci si cambia la camicia. Tutti prima o poi si macchiano della colpa di non abbassare a sufficienza i tassi di interesse, che Erdogan considera "la madre e il padre di tutti i mali". Peggio ancora, qualcuno ha perfino pensato di aumentarli.

D'altra parte con un'inflazione dei prezzi al consumo costantemente in doppia cifra, ci si attende che prima o poi un banchiere centrale adotti una seppur timida politica monetaria restrittiva.

Ma questo non è gradito dal presidente turco (né dai suoi colleghi meno autoritari in giro per il mondo; i quali, però, evitano per lo più di dirlo così apertamente e di essere così plateali nell'influire sulla politica monetaria). Non è stata una mossa a sorpresa, quindi, la decisione dei giorni scorsi della banca centrale turca di ridurre il tass benchmark di 100 punti base, portandolo al 18% e rendendo i tassi reali negativi anche se si prende a riferimento l'inflaizone dei prezzi al consumo ufficiale, che però è meno della metà di quella stimata da economisti indipendenti, secondo i quali viaggerebbe attorno al 40% annuo.

Erdogan è convinto che l'inflazione sia alimentata da tasis di interesse elevati. Un punto di vista sgangherato, peraltor non troppo diverso da quello dei sostenitori della MMT, che pure stanno (purtroppo) riscuotendo un certo successo in giro per il mondo.

In realtà per ridurre la dinamica dei prezzi è necessario che la banca centrale smetta di creare base monetaria in grande quantità. Fino a quando ciò non succederà, non saranno 100 punti base in più o in meno sui tassi ufficiali a cambiare la sostanza. Anche se, ovviamente, data la situazione abbassare i tassi non può far altro che gettare altr abenzina sul fuoco.


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