Scorie - Il classico problema dei liberali classici

Nel quarto di una serie di articoli pubblicati su Il Giornale, Silvio Berlusconi si occupa di giustizia, ribadendo concetti già espressi più volte negli ultimi tre decenni.

Berlusconi parla di sacralità della persona come dell'idea che "ogni essere umano sia portatore di diritti assoluti, primo fra i quali quello alla libertà."

Aggiunge poi quello che ritengo essere il principale punto debole del liberalismo classico.

"Lo Stato esiste appunto per tutelare la libertà degli individui, e può limitare tale libertà solo quando questa limitazione è indispensabile per tutelare la libertà e i diritti degli altri da una violazione o una prevaricazione. Lo Stato per i liberali è importante, non siamo certo anarchici, ma la principale funzione dello stato liberale è proprio quella di tutelare i diritti delle persone, diritto alla vita, all'incolumità personale, alla proprietà ecc., fermando e punendo chi li mette in pericolo. Lo Stato ha la titolarità dell'uso legittimo della forza, anche la forza delle armi nei casi estremi, ma soltanto allo scopo di tutelare la libertà e i diritti di ogni cittadino quando sono messi in pericolo. Perseguire o condannare un innocente è il peggior crimine che lo Stato possa commettere. Significa privare un essere umano della libertà, degli affetti, del lavoro, dei beni, in molti casi della dignità e della considerazione sociale. Significa anche venir meno alla funzione stessa dello Stato, che rinuncia a perseguire i veri colpevoli, i veri criminali, e quindi a proteggere e a difendere la vita, le proprietà, i legittimi diritti delle persone. Significa addirittura incoraggiare il crimine, distogliendo mezzi, risorse umane, denaro per accanirsi contro persone innocenti."

Il monopolio legale dell'uso della forza su un determinato territorio contrasta con il concetto di tutela dei diritti delle persone, ossia con quel principio di non aggressione che induce i libertari a non riconoscere allo Stato il ruolo che i liberali classici gli attribuiscono di buon grado.

Il potere che deriva dal monopolio dell'uso della forza, unito al potere legislativo che consegna a maggioranze che molto spesso sono minoranze qualificate di imporre il proprio punto di vista a tutti quanti, non può che stridere con il principio di non aggressione.

La stessa definizione di innocenza ne risulta distorta, soprattutto quando a essere perseguiti sono i cosiddetti crimini senza vittime, ossia crimini che non risultano dalla violazione del principio di non aggressine da parte di chi è perseguito come criminale.

Lo stesso Berlusconi, peraltro, riconosce che "le istituzioni create dall'uomo sono per definizione imperfette, gli esseri umani sono fallibili, il miglior investigatore, il più onesto e professionale, può comunque commettere un errore. La realtà è spesso difficile da interpretare, chi crede di aver individuato un colpevole è naturalmente portato anche in buona fede - a cercare prove che rafforzino la tesi della colpevolezza, non certo quelle dell'innocenza. Per questo è necessario un giudice terzo, distaccato rispetto sia alle ragioni di chi accusa che di chi si difende, in grado di applicare al caso concreto, serenamente e senza pregiudizi, la norma giuridica, che deve sempre essere generale e astratta. Per questo chi giudica non può essere collega e amico di chi accusa. Una netta distinzione fra le due funzioni, quella inquirente e quella giudicante, è l'unica garanzia che il giudice sia davvero equidistante. Cioè lontano tanto dall'accusatore quanto dall'accusato."

La separazione delle carriere di chi persegue i reati a chi deve giudicare gli imputati è passo avanti, ma non elimina il problema connesso al monopolio statale sull'esercizio dell'attività giudiziaria, oltre che su quella legislativa che stabilisce, anche in questo caso senza essere infallibile, cosa è crimine e cosa no.

La condanna di persone innocenti è purtroppo una eventualità ineliminabile, ma il monopolio statale dell'uso della forza e dei poteri che a esso sono connessi, non può che rendere quell'evento più probabile. 

E' poi interessante notare, come diversi autori libertari hanno sottolineato (rimanderei, su tutti, a Murray Rothbard), che chi è a favore del monopolio dell'uso della forza da parte dello Stato temendo il caos nel caso in cui tale monopolio venisse meno, non abbia alcun problema nell'ammettere l'arbitrato come sistema di risoluzione delle dispute tra Stati.

Se funziona per gli Stati, perché volere il monopolio statale per i privati?


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