Scorie - Tanto rumore (per nulla?)

L'economia comportamentale (e la sua sottocategoria finanziaria) ha avuto ampia diffusione negli ultimi due decenni, da quando Daniel Kahneman, nel 2002, vinse il premio Nobel per l'economia.

Il problema principale in questa immissione di componenti di psicologia nell'economia è che tende a trarre conclusioni generalizzate con troppa disinvoltura. Peggio ancora, le indicazioni dei "comportamentalisti" sono non di rado la base per provvedimenti in cui gli Stati impongono comportamenti o li incentivano fortemente, magari altrettanto fortemente disincentivandone altri.

La presunta irrazionalità che accompagnerebbe diverse decisioni assunte dagli individui se lasciati totalmente liberi giustificherebbe questi provvedimenti.

Il problema è che per considerare irrazionale una scelta sarebbe necessario conoscere la funzione di utilità (per mantenere una definizione mainstream) di ogni individuo in via continuativa. Il che è impossibile, dato che l'utilità è soggettiva e che anche per lo stesso individuo cambia a seconda delle circostanze.

Di recente mi è capitato di leggere un esempio che trovo particolarmente convincente per mettere in discussione le conclusioni dei "comportamentalisti". Tra i primi esperimenti di Kahneman e Tversky per dimostrare l'irrazionalità delle scelte, ve ne era uno in cui le persone fornivano con una certa frequenza la risposta sbagliata alla scelta tra due vincite di denaro che si sarebbero potute realizzare con diversi gradi di probabilità. 

A parte che spesso viene confusa per irrazionalità la semplice ignoranza delle basi della teoria della probabilità, occorre considerare i casi specifici. Per esempio, se si sottopone al campione oggetto dell'esperimento la scelta tra vincere 10 euro con probabilità 80% o 7 euro con probabilità 100%, si può supporre che chi sceglie i 7 euro certi ignori le basi della probabilità (sia irrazionale per i "comportamentalisti"), ma se la scelta fosse tra 100 milioni di euro con probabilità 80% e 70 milioni di euro con probabilità 100%, non mi stupirei se anche diversi professori di statistica scegliessero i 70 milioni certi. E credo anche che a costoro non interesserebbe nulla di essere considerati irrazionali dai "comportamentalisti".

Secondo Kahneman, in diversi campi dell'azione umana "si commettono sbagli nel giudicare perché prevale, sui criteri oggettivi, quel singolare «fenomeno» che genera la più imprevedibile casualità."

Ancora Kahneman:

"Bias e rumore – ovvero deviazione sistematica e dispersione casuale – sono due diverse componenti dell'errore umano. Il tiro a segno funge da buona metafora per gli sbagli che è possibile commettere nel giudicare, specialmente nelle decisioni di vario tipo che occorre prendere per conto di un'organizzazione. Certi giudizi sono affetti da un bias, ovvero mancano sistematicamente il bersaglio, mentre altri sono intaccati dal rumore, come quando individui che dovrebbero convenire su un punto colpiscono zone diversissime del bersaglio. Molte organizzazioni, purtroppo, sono funestate tanto dal bias quanto dal rumore, dunque per comprendere un errore di giudizio occorre capirli entrambi."

Secondo l'autore, il principale problema sarebbe il rumore. Dopo aver passato in rassegna diversi esempi, ecco la conclusione:

"Tutte queste situazioni ad alto tasso di rumore sono solo la punta di un grosso iceberg. In qualsiasi tipo di giudizio umano ci sarà con ogni probabilità un certo grado rumore; cercare di debellarlo, così come eliminare il bias, è l'unico modo che abbiamo per migliorare la qualità dei nostri giudizi."

Posto che per definire cosa è rumore credo sia inevitabile considerare oggettivo ciò che, in realtà, è spesso soggettivo, a lasciarmi perplesso sono poi i metodi generalmente invocati e attuati per debellarlo, ossia l'utilizzo della leva legislativa.

Il pericolo è quindi quello di bollare come affetto da bias o rumore tutto quello che non si allinea al punto di vista del legislatore.

Una situazione da regime totalitario che a me inquieta.


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