Scorie - Dittature costituzionali

Ho trovato spunti interessanti in un articolo di Giuseppe Maria Berruti, Commissario Consob ed ex Presidente di sezione della Corte di cassazione, dedicato alle limitazioni alla libertà introdotti dai governi a partire dalla diffusione del Covid e a quanto prevede al riguardo la Costituzione.

L'articolo inizia così:

"Non esiste nella Costituzione una libertà tanto assoluta da non dover fare i conti con l'inderogabile dovere di solidarietà politica, economica e sociale posto dall'art 3. La solidarietà chiede di dare. E mette un dovere non eludibile a carico del cittadino, giustificando che il patto costituzionale resti patto di vita associata. I cittadini non sono monadi che si mettono insieme e si garantiscono una sorta di regolamento di confini tra le rispettive libertà individuali. Essi danno luogo a una vita collettiva associata. Ogni vita si prende carico dell'esistenza delle altre. Questa è una lettura della Costituzione, me ne rendo conto, certamente opinabile. Ma siccome è una lettura possibile, può essere adottata dal legislatore e può giustificare un orientamento politico."

Effettivamente l'orientamento nella lettura della Costituzione è stato, non solo nell'ultimo anno, prevalentemente improntato a far prevalere i doveri di solidarietà sulle libertà individuali.

Va da sé che, a differenza dello statuto di un'associazione alla quale si può decidere di partecipare oppure no, nel caso della Costituzione il cittadino non ha scelta, pur non avendo sottoscritto alcun contratto.

Ancora Berruti:

"Il diritto alla salute di tutti impone una soluzione che tenga conto del vantaggio generale, il quale non è la somma o la maggioranza delle posizioni che sul punto si maturano. Il momento della scelta democratica è stato esaurito quando si è individuato un governante. Il quale decide nella consapevolezza di poter limitare posizioni specifiche per raggiungere il bene collettivo che corrisponde a una valutazione. Alla sua scelta. Che può rivelarsi sbagliata. Ma questa è la democrazia."

La scelta del governante è piuttosto indiretta, per usare un eufemismo, se si pensa alla situazione del singolo individuo. Nel caso dell'Italia, poi, da diversi anni finiscono a palazzo Chigi persone che neppure erano state indicate come candidati alla presidenza del Consiglio da parte dei partiti in occasione delle elezioni politiche.

Berruti ammette che "si può sostenere che il Green pass esteso in forme che ne rendano complicato il rifiuto, sostanzialmente contrasta con il diritto di libertà alla scelta della cura per ciascun cittadino."

Aggiunge, però, che "si può altrettanto credibilmente sostenere che questa libertà deve in parte cedere all'obbligo di tutelare la salute pubblica, anch'esso racchiuso nella Costituzione."

Trovo apprezzabile il fatto che Berruti sostenga che sono "due tesi da non trattare con leggerezza. Perché dalla maniera con la quali affrontiamo il dilemma dipende la permanenza delle nostre strutture democratiche."

Perché, in effetti, la "imposizione da parte dello Stato di specifici trattamenti sanitari è servita in passato ad affermare ragioni eugenetiche e princìpi razzisti."

A mio parere non è risolutivo, a fronte di tale rischio di devira nella compressione della libertà, che l'imposizione possa avvenire "solo attraverso un atto del parlamento."

Berruti ritiene "essenziale che a seconda del momento storico il governante decida quali sono i modi attraverso i quali debbono convivere tutte le posizioni tutelate" e che ciò "non può accadere senza sacrifici. Spetta al governante di scegliere quali sacrifici. In democrazia il resoconto si affronta in modo democratico."

In definitiva, la democrazia ammetterebbe, purché si rispetti la Costituzione, ampie compressioni della libertà individuale. Sull'equilibrio trovato dai governi italiani negli ultimi 18 mesi ognuno può avere una sua opinione, ma credo occorra riflettere sul fatto che il mix di obblighi e divieti adottato tempo per tempo in Italia sia in linea con quello di Paesi che non brillano per liberalismo e rispetto dell'individuo.

Come scrive Berruti, "questa è la democrazia". Il che dovrebbe fare riflettere, a mio parere, sulla linea di demarcazione tra democrazia e dittatura, che tende purtroppo non di rado a diventare sottile, proprio perché al legislatore, purché democraticamente eletto, è consentito di comprimere in lungo e in largo la libertà dell'individuo.

Non ho mai avuto dubbi sul fatto che la costituzione italiana, che a sud delle Alpi molti (per lo più sinistrorsi) definiscono "la più bella del mondo", fosse profondamente ostile alla libertà dell'individuo, subordinandola a obiettivi collettivi stabiliti politicamente.

D'altra parte tutte le costituzioni, ancorché in misura diversa, hanno col tempo ridotto la loro funzione di tutela dell'individuo nei confronti del sovrano/governante.

Segno che il liberalismo ha, purtroppo, fallito e che i veri utopisti sono stati proprio i liberali, non i libertari.

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