Scorie - Non pagabili, ma qualcuno pagherà

Uno dei cavalli di battaglia di tutti i governo sono i bonus fiscali, ossia crediti di imposta concessi su determinate spese, generalmente connesse alla ristrutturazione di immobili.

Negli ultimi anni, in nome del "green", questi bonus si sono spinti fino a superare la spesa sostenuta, ancorché con determinati limiti per tipologia di intervento.

Non è un mistero che in Italia vi sia chi vorrebbe perpetuare l'utilizzo dei bonus fiscali fino a farli diventare vera e propria moneta parallela, data la trasferibilità degli stessi.

Silvio Gesell proponeva banconote a scadenza per indurre i portatori spendere. I fautori dei bonus fiscali trasferibili propongono qualcosa di simile, dato che questi crediti vano utilizzati in detrazione di imposte entro determinate scadenze.

Sta di fatto che si tratta, da un punto di vista sostanziale, di debito pubblico, dato che la spesa pubblica non diminuisce, mentre i bonus determinano un calo di gettito.

Interessante, da questo punto di vista, quanto dichiarato da Luca Ascoli, direttore del dipartimento statistiche pubbliche di Eurostat, in audizione al Senato proprio su questo tema.

Ovviamente i fautori dei bonus vorrebbero che gli stessi fossero considerati "non pagabili", consentendo quindi di evitare impatti di finanza pubblica (almeno nella rappresentazione contabile), ma Ascoli ha raffreddato gli entusiasmi:

"Non abbiamo mai detto che il bonus 110% viene considerato non pagabile: la questione è aperta nel senso che c'è un dubbio legittimo se sia considerato pagabile o non pagabile, l'Istat ne è al corrente."

Precisando, poi che "la differenza tra pagabile e non pagabile è il fatto che pagabile significa che in un modo o nell'altro il beneficiario usufruirà dell'ammontare, ne usufruirà sia nel senso che non dovrà pagare le tasse che avrebbe dovuto pagare in futuro e questo a prescindere dal fatto se lo stato pagherà o no qualcosa alla fine. Quello che noi guardiamo è se ammontare che è l'oggetto del credito d'imposta si usufruirà in un modo o nell'altro. Quelli non pagabili sono quei crediti d'imposta in cui c'è una discreta probabilità che alla fine non si potrà usufruire di questi crediti."

Ovviamente conta la trasferibilità, dato che "più una cosa è trasferibile più è quasi sicuro che qualcuno usufruirà dell'ammontare totale."

Ora, considerando che il bonus 110% può essere ceduto a terzi, le probabilità che generi una riduzione di gettito per l'intero ammontare è molto elevata. 

Ben vengano le riduzioni di tasse, anche se ritengo sarebbe preferibile che non fossero condizionate a questa o quella spesa. Tuttavia, se non viene ridotta la spesa pubblica, l'effetto non può che essere un aumento del debito, ancorché i fautori sostengano che l'aumento del Pil porti a far ripagare il bonus (siamo sempre al keynesismo, in ultima analisi), a prescindere dalla rappresentazione contabile.

Se si seguisse il buon senso, non dovrebbero esserci dubbi. Ma Ascoli ha precisato che l'argomento "riguarda anche altri paesi, di cui stiamo discutendo nella comunità statistica e per il quale non si è presa ancora nessuna decisione da parte del sistema europeo statistico nel suo complesso, non è una decisione di Eurostat."

In pratica, se la posizione dell'Italia sarà comune a quella di altri Paesi di peso, allora quei bonus potrebbero essere considerati non pagabili. La realtà, in ogni caso, non cambierebbe.


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