Scorie - Quale frugalità?

Recentemente il presidente della Repubblica a ripetuto un mantra molto diffuso in Italia:

"Da 20 anni l'Italia è in avanzo primario di bilancio; questo è segno di frugalità."

Roberto Sommella, riportando l'affermazione di Mattarella, rincara la dose e aggiunge:

"Dal 1995 al 2019 l'Italia ha accumulato un avanzo monstre pari a 762 miliardi di euro, superiore persino alla Germania (627 miliardi)."

Osservando quindi:

"Che  poi serva o meno avere questo salvadanaio pieno di risorse senza romperlo mai, in ossequio all'austerità, è un altro discorso."

C'è un problema con questa narrazione dell'Italia frugale perché in avanzo primario: che tale avanzo ha solo evitato che l'accumulazione di debito pubblico viaggiasse a velocità superiore in rapporto al Pil.

Se l'Italia ha dovuto registrare avanzi primari superiori agli altri Paesi europei e, nonostante ciò, il suo debito pubblico in rapporto al Pil è ancora oggi (e lo era prima del Covid) inferiore solo a quello della Grecia, significa che la spesa per interessi era più pesante che altrove.

E quando la spesa per interessi è elevata, significa che chi deve decidere se finanziare o meno un debitore ritiene che quel debitore sia più a rischio di insolvenza di altri. Il che, a sua volta, significa che quel debitore non ha una generazione di entrate sufficiente a fronte delle spese che sostiene.

Nel caso dell'Italia, con una spesa attorno alla metà del Pil e una pressione fiscale pari a 43 punti di Pil, con punte di imposizione effettiva pari al oltre due terzi di quanto prodotto per alcune categorie, parlare di frugalità è semplicemente ridicolo.

Anche perché la frugalità è tale se spontanea, mentre è noto che tutti coloro che chiedono il voto agli elettori italiani sarebbero a favore di spese senza limiti, meglio se interamente monetizzate dalla banca centrale.

Purtroppo quello che mi pare molti elettori non abbiano ancora capito è che non si crea ricchezza dal nulla, e che ogni pasto apparentemente gratis sarà pagato da qualcuno. D'altra parte questo non fa altro che confermare, giorno dopo giorno, quanto rimanga attuale la definizione di Stato che diede Frederic Bastiat: "la grande illusione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle di tutti gli altri."


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