Scorie - Ragionamento (come sempre) fallace

"In Paesi toccati dalle devastazioni della guerra la fine delle sofferenze
fa scattare una voglia di riscatto, uno slancio vitale che inaugura una
nuova stagione di crescita. Intanto, le bombe hanno anche distrutto
fabbriche e infrastrutture obsolete, e le ricostruzioni danno opportunità
di ammodernare il tessuto produttivo e infrastrutturale… Certo, i malefici
della guerra sono di gran lunga superiori ai benefici, ma anche in questo
caso è vero che non tutto il male vien per nuocere."
(F. Galimberti)

Da keynesiano coerente, Fabrizio Galimberti identifica il buon andamento
dell'economia con il livello nominale di spesa che si registra in un
sistema economico. Pur riconoscendo dei meriti alla fallacia della finestra
rotta di Bastiat (più in generale, direi al concetto di ciò che si vede e
ciò che non si vede, poi ripreso da Hazlitt in "Economics in One Lesson"),
Galimberti ritiene che colui che si trova a dover spendere denaro per
riparare la finestra possa comunque comprarsi un abito nuovo: è sufficiente
che risparmi meno, utilizzi denaro risparmiato in precedenza, oppure si
indebiti (creare denaro dal nulla ovviamente aiuta).

Questo ragionamento non cambia di una virgola la validità della "lezione"
di Bastiat. Anzi, a mio parere rende ancor più evidente che la rottura
della finestra comporta una perdita di ricchezza. Nessuno dubita che
abbattendo il risparmio o indebitandosi si possa consumare di più, ma alla
fine della storia l'individuo e il sistema si trovano sempre con la stessa
finestra a fronte di minori risparmi.

Ed è qui che Galimberti introduce un altro argomento che gli fa concludere
che "non tutto il male vien per nuocere", si tratti di una guerra o di una
calamità naturale. Ciò che viene distrutto è spesso obsoleto, quindi "le
ricostruzioni danno opportunità di ammodernare il tessuto produttivo e
infrastrutturale".

Si potrebbe restare ancora all'esempio della finestra: quella sostitutiva
potrebbe essere di qualità migliore di quella rotta, ma questo non cambia
il fatto che al proprietario della finestra andava bene anche quella
precedente, prima che venisse rotta. Anche perché, se avesse preferito
cambiare la finestra invece di comprarsi un abito nuovo, lo avrebbe potuto
fare. Ma evidentemente riteneva per se stesso più utile comprare un abito
nuovo.

Credo che questo punto sia essenziale: l'idea che "non tutto il male vien
per nuocere" perché la ricostruzione consente di ammodernare le
infrastrutture e il tessuto produttivo, oltre a dare lavoro a un certo
numero di persone, a me sembra doppiamente fallace: da un lato, perché si
concentra su ciò che si vede e tralascia ciò che non si vede, come
evidenziava Bastiat. Dall'altro, perché mette le preferenze individuali dei
legittimi proprietari delle risorse economiche in una posizione subordinata
rispetto al punto di vista di chi ritiene che questa o quella cosa sia
obsoleta e da sostituire. Ovviamente con i soldi altrui. E questo spiega
anche perché in molti ritengano la spesa pubblica, sia essa finanziata da
tasse attuali o future, un propulsore di crescita economica e non, nella
migliore delle ipotesi, una semplice redistribuzione.

Che a fronte dei disastri di una guerra o di una calamità naturale ci si
debba anche sentire ripetere queste storie a me pare deprimente.

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