Scorie - La moneta "giusta" - addendum
"Magari ci fosse l'inflazione, negli anni Novanta c'era perché la gente
comprava, sarebbe una buona notizia se ci fosse."
(M. Salvini)
Ieri, nel commentare le parole di Matteo Salvini sulla "moneta giusta",
scrivevo che "la gran parte dei nostalgici della lira sostiene che
servirebbe (un po' di) inflazione". Neanche a farlo apposta mi è capitato
di leggere questa dichiarazione, sempre di ieri, dello stesso Salvini.
Purtroppo sono in tanti a essere convinti che l'inflazione sia di per sé
positiva, se a dosi contenute. Alcuni perché sanno effettivamente di cosa
si tratta, ossia si una imposta implicita, quasi mai proporzionale e spesso
regressiva. Un'imposta che redistribuisce la ricchezza in buona sostanza a
favore dei debitori, penalizzando coloro che risparmiano e percepiscono
redditi nominali fissi. Altri sono semplicemente illusi che un mondo nel
quale si ha crescita nominale equivalga a un mondo nel quale vi è crescita
reale.
Che l'inflazione spinga la gente a consumare e ad anticipare anche consumi
che non farebbe oggi se non fosse per l'aspettativa di spendere di più per
lo stesso bene in futuro è considerato da molti un fattore benefico per
l'economia. Ma consumare di più oggi è possibile solo risparmiando meno,
erodendo il patrimonio (frutto di risparmi passati), o indebitandosi. Tutte
circostanze che lasciano l'individuo maggiormente esposto a eventi negativi
futuri, dato che le difese possibili tramite il risparmio si assottigliano
o vanno addirittura in negativo.
Si dirà, e molti keynesianamente lo dicono, che al futuro ci si penserà a
tempo debito, e che in ogni caso nel lungo periodo saremo tutti morti.
Qualcuno (ho il sospetto che siano parecchi) pensa anche che le eventuali
difficoltà che dovessero presentarsi in futuro dovranno essere risolte
dallo Stato (con i soldi degli altri, ovviamente).
Non voglio in questa sede tornare sugli effetti deleteri che ha la mancanza
di risparmio reale sul sistema economico. Vorrei invece sottolineare che se
pagare le tasse non è piacevole – e farlo in Italia lo è meno che altrove,
sia per la quantità, sia per l'astrusità delle stesse – essere tosati
dall'inflazione dovrebbe esserlo ancora meno.
E' quindi logico e comprensibile essere di cattivo umore (per usare un
eufemismo) quando si ha a che fare con il pagamento delle tasse esplicite.
Sarebbe bene, tuttavia, riflettere sul fatto che invocare l'aumento
dell'inflazione non significa altro che invocare un aumento di una tassa
implicita.
Come dicevo, qualcuno è consapevole di ciò che accade con l'inflazione e sa
come e chi colpisce. Considero costoro peggio di quelli che, in tema di
tasse esplicite, vorrebbero veder calare quelle che pagano loro invocando
un aumento di quelle che pagano gli altri.
Ai tanti inconsapevoli invece, credo farebbe bene ricordare Tafazzi, che
passava il tempo a percuotersi i testicoli. Per costoro vedere di buon
occhio l'inflazione è più o meno la stessa cosa.
comprava, sarebbe una buona notizia se ci fosse."
(M. Salvini)
Ieri, nel commentare le parole di Matteo Salvini sulla "moneta giusta",
scrivevo che "la gran parte dei nostalgici della lira sostiene che
servirebbe (un po' di) inflazione". Neanche a farlo apposta mi è capitato
di leggere questa dichiarazione, sempre di ieri, dello stesso Salvini.
Purtroppo sono in tanti a essere convinti che l'inflazione sia di per sé
positiva, se a dosi contenute. Alcuni perché sanno effettivamente di cosa
si tratta, ossia si una imposta implicita, quasi mai proporzionale e spesso
regressiva. Un'imposta che redistribuisce la ricchezza in buona sostanza a
favore dei debitori, penalizzando coloro che risparmiano e percepiscono
redditi nominali fissi. Altri sono semplicemente illusi che un mondo nel
quale si ha crescita nominale equivalga a un mondo nel quale vi è crescita
reale.
Che l'inflazione spinga la gente a consumare e ad anticipare anche consumi
che non farebbe oggi se non fosse per l'aspettativa di spendere di più per
lo stesso bene in futuro è considerato da molti un fattore benefico per
l'economia. Ma consumare di più oggi è possibile solo risparmiando meno,
erodendo il patrimonio (frutto di risparmi passati), o indebitandosi. Tutte
circostanze che lasciano l'individuo maggiormente esposto a eventi negativi
futuri, dato che le difese possibili tramite il risparmio si assottigliano
o vanno addirittura in negativo.
Si dirà, e molti keynesianamente lo dicono, che al futuro ci si penserà a
tempo debito, e che in ogni caso nel lungo periodo saremo tutti morti.
Qualcuno (ho il sospetto che siano parecchi) pensa anche che le eventuali
difficoltà che dovessero presentarsi in futuro dovranno essere risolte
dallo Stato (con i soldi degli altri, ovviamente).
Non voglio in questa sede tornare sugli effetti deleteri che ha la mancanza
di risparmio reale sul sistema economico. Vorrei invece sottolineare che se
pagare le tasse non è piacevole – e farlo in Italia lo è meno che altrove,
sia per la quantità, sia per l'astrusità delle stesse – essere tosati
dall'inflazione dovrebbe esserlo ancora meno.
E' quindi logico e comprensibile essere di cattivo umore (per usare un
eufemismo) quando si ha a che fare con il pagamento delle tasse esplicite.
Sarebbe bene, tuttavia, riflettere sul fatto che invocare l'aumento
dell'inflazione non significa altro che invocare un aumento di una tassa
implicita.
Come dicevo, qualcuno è consapevole di ciò che accade con l'inflazione e sa
come e chi colpisce. Considero costoro peggio di quelli che, in tema di
tasse esplicite, vorrebbero veder calare quelle che pagano loro invocando
un aumento di quelle che pagano gli altri.
Ai tanti inconsapevoli invece, credo farebbe bene ricordare Tafazzi, che
passava il tempo a percuotersi i testicoli. Per costoro vedere di buon
occhio l'inflazione è più o meno la stessa cosa.
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