Scorie - Nessun dolce è gratis
"Credo che sia immorale scaricare le difficoltà attraverso atti che
producono discriminazione sociale. Avere un tavolo con tre bambini di cui
due hanno il dolce e uno no, perché il papà non ha i soldi per pagare la
retta piena, penso sia una cosa barbara."
(N. Zingaretti)
Ho scelto le parole usate da Nicola Zingaretti, presidente della Regione
Lazio, per commentare la decisione del comune di Pomezia di differenziare
il pasto alla mensa scolastica: 4 euro senza dolce o 4,40 euro con dolce.
Il sindaco (M5S) è stato bombardato di critiche soprattutto da sinistra, ma
anche da destra. E i toni, grosso modo, sono quelli usati da Zingaretti.
Ovviamente chi grida allo scandalo pone la questione facendo leva su un
buonismo tanto melenso quanto strumentale, richiamando l'immagine del
bambino che vede gli altri mangiare il dolce che a lui non è stato dato e
che, per questo motivo, potrebbe sviluppare sensi di inferiorità. Se questo
è il punto, allora si dovrebbe imporre la completa uniformità su tutto:
abbigliamento, giocattoli e quant'altro.
Non voglio neppure entrare nel merito della faccenda in termini
quantitativi (parliamo comunque di 8 euro al mese, non una cifra
esorbitante anche per chi ha difficoltà economiche), ma vorrei sottolineare
un paio di questioni.
In primo luogo, terrei separata l'istruzione dall'alimentazione. Da
libertario sono contrario perfino all'idea che debba essere lo Stato a
istruire (socializzando in gran parte i costi) le persone (e questa già è
una posizione molto più impopolare rispetto alla differenziazione del menù
in base ai prezzi pagati dai genitori), ma non mi soffermerei su questo
punto.
Quanto al servizio mensa, non vedo cosa ci sia di immorale o
discriminatorio nel fornire due menù differenti a prezzi differenti. Per
far quadrare i conti, le uniche alternative sarebbero state due: tenere il
prezzo più basso per tutti eliminando del tutto il dolce; oppure scaricare
su qualcun altro il costo del dolce non sostenuto da una parte di genitori.
Perché, parafrasando Robet Heinlein (le cui parole furono spesso usate da
Milton Friedman e a questo molte volte attribuite), una cosa è certa:
nessun dolce è gratis.
Certamente la soluzione gradita da chi grida allo scandalo e tira in ballo
l'immoralità sarebbe quella di far pagare ad altri il costo di quel dolce
(magari ai genitori con redditi maggiori, utilizzando un principio di
progressività anche nel prezzo della mensa). Si tratta della filosofia di
base del socialismo. Una filosofia molto diffusa in Italia, anche tra
coloro che socialisti non si considerano, e che a mio parere è ben più che
immorale, dato che si basa sull'idea che il diritto di proprietà possa
essere compresso a piacimento della maggioranza che detiene il potere.
Ovviamente per il bene comune.
producono discriminazione sociale. Avere un tavolo con tre bambini di cui
due hanno il dolce e uno no, perché il papà non ha i soldi per pagare la
retta piena, penso sia una cosa barbara."
(N. Zingaretti)
Ho scelto le parole usate da Nicola Zingaretti, presidente della Regione
Lazio, per commentare la decisione del comune di Pomezia di differenziare
il pasto alla mensa scolastica: 4 euro senza dolce o 4,40 euro con dolce.
Il sindaco (M5S) è stato bombardato di critiche soprattutto da sinistra, ma
anche da destra. E i toni, grosso modo, sono quelli usati da Zingaretti.
Ovviamente chi grida allo scandalo pone la questione facendo leva su un
buonismo tanto melenso quanto strumentale, richiamando l'immagine del
bambino che vede gli altri mangiare il dolce che a lui non è stato dato e
che, per questo motivo, potrebbe sviluppare sensi di inferiorità. Se questo
è il punto, allora si dovrebbe imporre la completa uniformità su tutto:
abbigliamento, giocattoli e quant'altro.
Non voglio neppure entrare nel merito della faccenda in termini
quantitativi (parliamo comunque di 8 euro al mese, non una cifra
esorbitante anche per chi ha difficoltà economiche), ma vorrei sottolineare
un paio di questioni.
In primo luogo, terrei separata l'istruzione dall'alimentazione. Da
libertario sono contrario perfino all'idea che debba essere lo Stato a
istruire (socializzando in gran parte i costi) le persone (e questa già è
una posizione molto più impopolare rispetto alla differenziazione del menù
in base ai prezzi pagati dai genitori), ma non mi soffermerei su questo
punto.
Quanto al servizio mensa, non vedo cosa ci sia di immorale o
discriminatorio nel fornire due menù differenti a prezzi differenti. Per
far quadrare i conti, le uniche alternative sarebbero state due: tenere il
prezzo più basso per tutti eliminando del tutto il dolce; oppure scaricare
su qualcun altro il costo del dolce non sostenuto da una parte di genitori.
Perché, parafrasando Robet Heinlein (le cui parole furono spesso usate da
Milton Friedman e a questo molte volte attribuite), una cosa è certa:
nessun dolce è gratis.
Certamente la soluzione gradita da chi grida allo scandalo e tira in ballo
l'immoralità sarebbe quella di far pagare ad altri il costo di quel dolce
(magari ai genitori con redditi maggiori, utilizzando un principio di
progressività anche nel prezzo della mensa). Si tratta della filosofia di
base del socialismo. Una filosofia molto diffusa in Italia, anche tra
coloro che socialisti non si considerano, e che a mio parere è ben più che
immorale, dato che si basa sull'idea che il diritto di proprietà possa
essere compresso a piacimento della maggioranza che detiene il potere.
Ovviamente per il bene comune.
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