Scorie - Controllo dei prezzi in versione Kamala

Una delle note (più) dolenti dell'amministrazione Biden è la crescita dei prezzi al consumo che ha ridotto il potere d'acquisto di molti americani. I quali non riescono a gioire se le variazioni mensili stanno tornando a livelli più contenuti, perché nel frattempo i loro redditi non sono aumentati quanto i prezzi dei beni che più consumano abitualmente.

La retorica di Biden e del partito democratico da mesi punta il dito contro la speculazione e l'avidità delle imprese, ma non è mai quella la causa dell'inflazione. E continuare a ripeterlo significa prendere per i fondelli i propri concittadini.

Se poi si pensa di risolvere il problema ponendo limiti ai prezzi, si dimostra di voler ignorare le conseguenze che questi esperimenti hanno sempre avuto e continueranno ad avere: creare scarsità dei beni per i quali il limite è posto a un livello inferiore a quello di mercato.

Pare che Kamala Harris prometta di andare in quella direzione, stando a questa dichiarazione dello staff della sua campagna elettorale:

"C'è una grande differenza tra prezzi giusti in mercati competitivi e prezzi eccessivi non correlati ai costi di gestione aziendale. Gli americani possono vedere questa differenza negli scontrini della spesa".

In realtà gli americani vedono che fare la spesa costa (molto) più che prima delle follie governative (Fed inclusa) dei tempi del Covid. Probabilmente molti di loro saranno pure contenti che il governo metta limiti ai prezzi, ma il provedimento sarebbe comunque un boomerang.

Ciò detto, in un mercato libero i prezzi non dipendono dai costi aziendali, ma dalle preferenze dei consumatori. Sono le aziende che devono contenere i costi in modo tale da riuscire a ottenere un profitto. In caso contrario, accumulano perdite e ciò prima o poi le conduce al fallimento.

Harris e il suo staff sembra restino ancorati alla teoria del valore lavoro sposata da diversi economisti classici, tra cui Adam Smith. E ovviamente da Karl Marx che, unendosi allo sdegno di Harris, aggiungerebbe che i profitti sono valore che l'impresa ottiene sfruttando chi lo produce, ossia i lavoratori.

Come sostenne Ludwig von Mises, ogni atto di interventismo genera conseguenze non volute, per correggere le quali il governo interviene nuovamente. Una via che porta al socialismo. Quella del controllo dei prezzi è una tappa clessica in questo (tragico) percorso.

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