Scorie - Se pochi punti base fanno rischiare l'implosione

Mentre le altre principali banche centrali hanno iniziato (o si apprstano a farlo) ad allentare la politica monetaria, la Bank of Japan ha da poco deciso di uscire dalla lunga era dei tassi negativi. In due rialzi ha portato il tasso ufficiale allo 0,25%, annunciando anche l'intenzione di ridurre gli acquisti di titoli di Stato nell'ambito del programma di quantitative easing.

Si tratta, evidentemente, di manovre minimali, ma che, data la mole del debito giapponese, possono avere un impatto significativo (al di là degli scossoni di borsa di breve periodo) sulla solvibilità delle ancora presenti aziende zombie che si sono barcamenate, a volte per decenni, rimanendo in piedi (pur barcollando) solo grazie a una spesa per interessi rasoterra.

E in effetti il numero di fallimenti negli ultimi mesi sta aumentando in modo vistoso (già oltre mille da inizio anno). Si tratta di capire quanto ciò sarà politicamente accettato.

Qualcuno, a mio avviso con scarso senso del ridicolo o un eccesso di ottimismo, si è spinto a dire che "sta tornando il capitalismo in Giappone".

In realtà il grado di interventismo fiscale e monetario è ancora molto elevato, quindi certi termini non andrebbero usati a sproposito. Sarà comunque interessante osservare cosa accadrà nei prossimi mesi, perché dopo oltre tre decenni di somministrazioni massicce di doping monetario, anche una piccola riduzione delle stesse potrebbe avere effetti devastanti.

D'altra parte, la politica monetaria espansiva compra tempo, ma non risolve i problemi. Semmai li aggrava. 

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