Scorie - Quale desertificazione?
In Italia pare ci sia un nuovo allarme: troppo pochi i dipendenti pubblici. Sarebbero 2,93 milioni quelli con contratto a tempo indeterminato, livello minimo dal 2001. A cui vanno sommati i circa 437mila con contratto a tempo determinato.
Quando ho letto questa notizia, considerando che a Roma la densità di dipendenti pubblici è fisiologicamente superiore che altrove, mi è venuta spontanea una esclamazione romanesca: "esticazzi!".
Non mi stupisce che quando i numeri e le analisi sono fatte nell'ambito di manifestazioni come il Forum Pa, i toni siano allarmistici. Suppongo lo sarebbero anche se fossimo nei decenni di assunzioni a frotte e pensionamenti di quarntenni, il cui lascito i pagatori di tasse sono destinati a sopportare ancora a lungo.
Pare che il grosso del calo sia riconducibile ai comuni, che nel 2021 avevano il 28% di dipendenti in meno rispetto al 2007. E che spesso, tuttavia, hanno bilanci scassati.
Il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, ha parlato di "desertificazione", ma "ora le assunzioni sono ripartite e puntiamo quest'anno a 170mila ingressi", ha aggiunto.
Pare, peraltro, che la Pa sia meno attraente per via di stipendi bassi e scarse progressioni di carriera. Resta il fatto che in molti settori privati gli stipendi sono ancora più bassi, a fronte di rischi di impresa che inetivabilmente riguardano anche i dipendenti, soprattutto nelle aziende piccole e meno politicamente tutelate.
Va da sé che se si è convinti che le prospettive di ripresa dell'Italia dipendano da un rafforzamento del settore pubblico, ha poi poco senso lamentarsi della pressione fiscale. Il fatto è che, purtroppo, anche chi chiede (o promette) una riduzione delle tasse, spesso accoglie con allarme ogni minimo segnale di riduzione delle dimensioni dello Stato. Il che, sostanzialmente, significa credere che lo Stato debba fare certe cose e che le faccia meglio del privato, a prescindere da evidenze (e ragioni teoriche) contrarie. Se si è antistatalisti, non c'è molto a cui aggrapparsi per essere ottimisti.
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