Scorie - La crisi che (non) era alle spalle
Al passaggio del mese tra aprile e maggio, anche First Republic Bank ha dovuto passare sotto il controllo della Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC). Le sue attività e passività saranno poi rilevate da JP Morgan.
Anche First Republic (una banca da circa 230 miliardi di dollari nominali di attivo), come già Silicon Valley Bank, Signature e Silvergate, ha subito una emorragia di depositi da inizio anno, e neppure i prestiti di emergenza della Fed e quelli di un pool di banche guidati dalla stessa JP Morgan sono stati sufficienti a fermare i deflussi.
First Republic, come già SVB, aveva un attivo con poco rischio di credito, peraltro composto in prevalenza da mutui, a differenza di SVB che aveva oltre la metà dell'attivo in titoli. Tuttavia i mutui First Republic li aveva concessi per lo più a clienti facoltosi, senza piano di ammortamento e a tassi fissi molto inferiori a quelli attuali.
Anche in questo caso, poi, vi era stata una notevole trasformazione di scadenze, con il passivo sbilanciato sulla raccolta a vista. E allora ecco che il valore implicito dell'attivo era ben inferiore a quello del passivo, rendendo la banca, di fatto, insolvente.
Da settimane le alternative sembravano due: o quello che è poi successo, oppure una zombificazione della banca, che, anche in caso di interruzione della fuoriuscita di depositi, avrebbe accumulato perdite per via del margine negativo tra tassi attivi e passivi. Solo una profonda recessione e conseguente brusca discesa dei tassi di interesse avrebbe potuto rimettere in carreggiata la banca, supponendo che le perdite su crediti rimanessero contenute, data l'elevato merito di credito medio dei clienti.
Interessante notare che solo tre settimane prima, il segretario al Tesoro Janet Yellen (già presidente della Fed) aveva affermato:
"La crisi delle banche è alle spalle, l'economia Usa continuerà a crescere."
Sulla crisi abbiamo visto quanto era alle spalle. Ora non resta che attendere la recessione.
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