Scorie - ESG e la mano visibile dello Stato

Ci sono diversi modi di sostenere i meriti dell'approccio ESG agli investimenti, ma si dovrebbe avere il pudore di non affermare cose palesemente false. Per esempio che si tratti di uno sviluppo di mercato, dato che non è un fenomeno spontaneo, e con ogni probabilità sarebbe rimasto di nicchia se non vi fosse stata una costante spinta politica e legislativa a suo favore.

Invece mi è capitato di leggere un articolo di Matthew A. Winkler su Bloomberg Opinion, nel quale l'autore scrive in merito alla lezione che la California avrebbe da insegnare a Florida e Texas in materia. Indubbiamente in Florida e Texas la politica è a sua volta anti ESG, al contrario che in California. D'altra parte in Texas è comprensibile che una crociata contro le fonti fossili non sia ben vista, mentre la parte "Social", che in alcune degenerazioni potrebbe essere sostituita da "Woke", è evidentemente più nelle corde dei progressisti californiani che in quelle dei texani o dei concittadini di Ron DeSantis.

Pur non entrando nel merito delle argomentazioni addotte da Winkler, mi limito a osservare che da anni persone e imprese migrano dalla California al Texas, e non viceversa. Ma tant'è.

C'è un passaggio, però, che è assurdo:

"L'innovazione e la prosperità della California sono la conseguenza di politiche centrate sugli stakeholders, ambientali, sociali e di governance (ESG) che promuovono la sostenibilità, in linea con la mano invisibile di Adam Smith."

Nel momento stesso in cui si tessono le lodi di determinate politiche che promuovono (in realtà finiscono per imporre) determinati esiti, la mano è in realtà ben visibile, ed è quella statale, non del mercato. 

Si abbia almeno la decenza di non spacciare per esito di un processo di mercato ciò che non lo è.

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