Scorie - Senza risparmio buono non può esserci debito buono

In un articolo su Repubblica nel quale, tra le altre cose, mette in evidenza i rischi che i keynesiani a sud delle Alpi considerino sempre e comunque benefica ogni forma di spesa pubblica (se ci si basa su quanto avvenuto in passato e sui propositi dei partiti, per me si tratta di una certezza), Carlo Bastasin scrive che se la repubblica di Weimar fosse durata fino al 1936, anno di pubblicazione della "Teoria Generale", il nazismo non avrebbe preso il potere in Germania. 

"La storia tedesca ci dice che se la "coalizione di Weimar" avesse retto fino all'anno di pubblicazione della Teoria Generale, l'economia si sarebbe ripresa chiudendo la strada al nazismo. Politiche keynesiane avrebbero forse evitato la tragedia europea. Tuttora, la loro utilità è soprattutto quella di stabilizzare nel breve termine le condizioni politiche. Il fatto che in Europa, dopo la recessione del 2020, la maggior parte delle formazioni estremiste e antieuropee abbia perso consenso è legato anche alle politiche di sostegno attuate immediatamente."

Pare che a Keynes non disturbasse più di tanto la circostanza che in Germania ci fosse un'economia di comando all'epoca della pubblicazione della "Teoria Generale". Sarà stato anche per questioni di marketing, ma nella prefazione da lui stesso scritta all'edizione tedesca, Keynes affermò, anzi, che l'assetto istituzionale della Germania poteva persino meglio prestarsi delle democrazie all'attuazione delle ricette keynesiane. In effetti c'era meno gente da convincere, se così si vuol dire.

E che la spesa in deficit possa avere effetti anestetici e domare la disperazione a breve termine può anche essere vero. Peccato che non risolva i problemi, restituendoli in forma più grave in quel lungo periodo nel quale qualcuno sarà morto, ma non tutti, contrariamente a quanto sentenziò il "maestro", il quale, data la forte considerazione di se stesso, probabilmente riteneva che, morto lui, il genere umano non avrebbe più avuto ragione di esistere. Il debito accumulato qualcuno lo dovrà pagare, con tasse, ristrutturazioni, o fiammate inflazionistiche. E in quel caso le "formazioni estremiste" tornerebbero a riscuotere consenso.

Scrive ancora Bastasin:

"La stabilità politica crea quelle condizioni di cornice che incentivano gli investimenti privati. Per Keynes il processo economico parte dall'investimento e va al reddito e poi al risparmio. E l'investimento è determinato dall'efficienza marginale del capitale (e dal tasso d'interesse)."

Il problema è che l'investimento non può precedere il risparmio reale. Nel mondo keynesiano il risparmio reale e il denaro creato dal nulla sono intercambiabili, ma nel secondo caso l'investimento parte da una semplice redistribuzione di ricchezza reale, perché c'è uno scambio di risorse reali a fronte di risparmio fittizio.

Un effetto già noto ai tempi in cui Keynes scrisse la sua "Teoria Generale". Purtroppo, però, dovettero passare tre decenni perché i nodi del keynesismo (nel frattempo divenuto dominante su entrambi i lati dell'Atlantico) arrivassero al pettine, con economie stagnanti e le conseguenze dell'inflazione monetaria fuori controllo.

Ancora peggio, successivamente ha prevalso la parte monetaria del keynesismo, con tassi di interesse negativi spacciati come "naturali". Una situazione alquanto discutibile, visto che, se veramente fossero "naturali", non dovrebbero essere necessarie le politiche monetarie ultraespansive degli ultimi anni per tenerli schiacciati (anche) sotto zero.

Poi è arrivato il Covid, e l'unità di misura delle manovre di spesa pubblica sono passate dalle centinaia alle migliaia di miliardi di dollari come se niente fosse. Sempre in ossequio al verbo del "maestro". 

Cresce il debito? Adesso basta dire che è debito "buono". Quando sarà da pagare si vedrà.

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