Scorie - La via fiscale alla vaccinazione obbligatoria
Come era ampiamente prevedibile, sul tema della vaccinazione anti Covid-19 sta crescendo la compagine di coloro che vorrebbero l'imposizione di un obbligo generalizzato. Altri sarebbero invece per l'utilizzo delle cosiddette "spinte gentili", che al lato pratico finirebbero per consentire di accedere a determinate manifestazioni solo i possessori del green pass.
Non poteva mancare, poi, la proposta dell'utilizzo della leva fiscale per spingere tutti quanti a vaccinarsi. Lo ha fatto, per esempio, Giuseppe Vegas, che pure si dice liberale.
"L'introduzione di una tassa specifica orientata a ottenere un buon comportamento da parte dei consociati potrebbe essere funzionale alla bisogna. D'altra parte, ogni cittadino vi si potrebbe tranquillamente sottrarre, solo compiendo un atto, la vaccinazione, i cui effetti indiretti ma non banali sono quelli di agevolare il contenimento della spesa pubblica generale e ragionevolmente incentivare la crescita economica."
Vegas lancia poi il paragone con la tassa di circolazione, la quale serve "anche a disincentivare coloro che non sono in grado di guidare correttamente, frapponendo tra loro e la strada un ostacolo che si materializza in un costo. E nessuno in materia ha alcunché da obiettare."
Premesso che non è affatto vero che il bollo auto sia pagato da tutti quanti senza avere alcunché da obiettare, la stessa entità della tassa, che dipende dalla potenza e dall'età del veicolo (con agevolazioni per le auto cosiddette non inquinanti) non ha nulla a che vedere con l'essere in grado di "guidare correttamente".
Ma essendo difficile quantificare i danni da mancata vaccinazione per la collettività, Vegas propone non già una tassa (che dovrebbe essere commisurata al servizio), bensì un'imposta.
"Ecco perché la strada della tassa in realtà si dovrebbe trasformare, per essere efficace, in imposta. Potrebbe essere sufficiente una semplice addizionale, per esempio intorno al 5% gravante sulle imposte sul reddito del non vaccinato."
Se già la tassa è uno strumento discutibile, l'imposta è del tutto assurda. Il non vaccinato la pagherebbe non solo in caso di ricovero ospedaliero dopo aver contratto il Covid-19, ma pure nel caso in cui non contragga mai il virus. Per di più, anche in caso di ricovero ospedaliero, a parità di spese a carico del servizio sanitario due persone pagherebbero cifre diverse a seconda del reddito.
Ma quante sono le spese sanitarie che i non vaccinati che conducono una vita sana pagano già indirettamente per curare persone che, rinunciando a determinate abitudini di vita, potrebbero non ammalarsi?
In un mondo libertario, il problema sarebbe risolto alla radice, perché ognuno dovrebbe provvedere per sé alle spese sanitarie. Probabilmente in molti aderirebbero a coperture da parte di compagnie assicurative o società di mutuo soccorso e dovrebbero attenersi a determinati stili di vita. Magari per avere copertura assicurativa dovrebbero sottoporsi a tutti i vaccini possibili e immaginabili.
Ma non sarebbero obbligati a pagare per il semplice fatto di non volersi vaccinare, nel senso che non sarebbero obbligati a sottoscrivere quei contratti.
La questione è certamente complessa, ma tra le tante posizioni discutibili, non da ultimo quella di identificare tutti coloro che nutrono dubbi come soggetti destinati ad ammalarsi e a contagiare altre persone (fortunatamente i numeri non supportano questa posizione), quella di risolverla con un'imposta mi sembra la peggiore. E il fatto che l'abbia avanzata uno che si dice liberale è un'aggravante.
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