Scorie - Le vere emissioni dannose escono dalla testa di certa gente
Ogni volta che la Commissione europea prende un'iniziativa che intende calare dall'alto ciò che debba essere fatto o non fatto da tutta Europa, si può stare certi che qualche ulteriore danno stia per arrivare.
Con un approccio alla Greta Thunberg, è appena stato varato il pacchetto "fit for 55", che contiene provvedimenti dal forte connotato ideologico, destinato ad avere effetti collaterali significativi.
Ma, come ha affermato Frans Timmermans, "i produttori si adegueranno". Il problema è che l'adeguamento avrà ripercussioni su chi lavora per quei produttori e su chi è cliente dei produttori medesimi.
I quali, per esempio, dal 2035 non troveranno più a catalogo le automobili con motore a combustione interna. Al di là dell'approccio socialisteggiante, diversi esperti ritengono irrealistico l'obiettivo. Certamente molto costoso.
Peraltro, per come affrontano la questione i talebani del Green Deal sembra che le automobili usate dagli europei siano la causa delle peggiori catastrofi attribuite ai cambiamenti climatici e che le emissioni di CO2 escano in gran parte dai tubi di scarico di quelle macchine.
La realtà è ben diversa. Per esempio, in Europa le emissioni annue pro-capite sono in diminuzione negli ultimi vent'anni (passando da 8,5 a 6,5 tonnellate), mentre sono aumentate, e lo faranno ancora, in Cina e negli altri Paesi emergenti, tra cui la confinante India.
Sul totale delle emissioni globali, solo l'1% è riconducibile alle auto europee. Questo significa che, anche raggiungendo l'obiettivo domani, il problema non sarebbe neanche lontanamente in via di soluzione. Senza considerare che costruire automobili, anche quelle elettriche, comporta uso di energia che genera emissioni.
Ora, se si considera l'obiettivo di sostituire, di fatto, l'intero parco circolante e che la vita utile di un'auto elettrica è ben inferiore a quella di un'auto con motore a combustione interna, la riduzione delle emissioni dai tubi di scarico potrebbe essere inferiore all'aumento delle emissioni riconducibili alla produzione di auto nuove.
Ovviamente la Commissione europea è consapevole che il resto del mondo, Paesi emergenti in primis, non si darà gli stessi obiettivi. La risposta alle delocalizzazioni e alle importazioni è chiamata Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), che altro non è se non un dazio che renderà più cari i prodotti "inquinanti" importati.
Alla fine, a pagare il conto saranno sempre gli europei, chi più, chi meno, anche per via delle possibili contromisure fiscali da parte dei Paesi di provenienza dei prodotti soggetti a Cbam.
Come ha scritto Davide Tabarelli sul Sole 24 Ore in merito al sistema dei permessi di emissione e al loro prezzo destinato a crescere, "nella realtà si tratta di un'altra tassazione dei carburanti in Europa dove, proprio per le tasse, sono già i più cari nel mondo, con l'Italia ai primissimi posti."
Sì, perché, come scrive Tabarelli, il "prezzo della benzina in Italia attualmente viaggia intorno a 1,62 euro al litro, di cui 1,02 € sono tasse (29 centesimi di Iva e 73 di accisa). L'accisa è già una tassazione che equivale, a conti fatti, a 342 euro per tonnellata di CO2 emessa quando nei motori si consuma benzina. Quello a cui pensa la Commissione Ue è di applicare altre 50 € per tonnellata, più o meno il prezzo di oggi dei permessi di emissione, vale a dire aumentare del 15% le accise, ovvero circa 10 centesimi in più sul prezzo finale alla pompa."
Il tutto partendo da una delle tassazioni sui carburanti maggiori a livello mondiale.
Tabarelli nota che la Commissione "spera tanto nell'auto elettrica, incurante del fatto che se ne vendono pochissime e solo grazie ai generosi incentivi."
Totalmente condivisibile la conclusione:
"Sarà un tentativo di rivoluzione industriale guidato dalla politica, con il risultato di aumentare i prezzi e di impoverire i cittadini europei, sia direttamente, perché pagheranno di tasca loro, sia indirettamente, perché avranno meno occasioni di lavoro per un sistema economico poco competitivo. Ci potremo consolare di avere abbassato le emissioni globali di qualche frazione, avremo dato anche l'esempio al resto del mondo, che nel frattempo avrà aumentate di parecchio le sue, come già accaduto negli ultimi 30 anni."
Difficile fare di peggio.
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