Scorie - Sperando che sia l'orgoglio

Quando una persona dice una cosa errata ed è poi messa di fronte all'evidenza dell'errore, sarebbe decoroso che ammettesse l'errore. Invece spesso quella stessa persona persevera nel sostenere quanto affermato in precedenza, negando l'evidenza. Una tendenza particolarmente accentuata in politica.

Forse è l'orgoglio che, per usare le parole del personaggio Marsellus Wallace in Pulp Fiction "ti blocca il cervello e te lo mette nel culo". Aggiungendo poi che "l'orgoglio fa solo male". 

Un giudizio probabilmente eccessivo, ma di certo qualche problema, per esempio con la realtà, un eccesso di orgoglio può generarlo. 

Fatto sta che Matteo Salvini, che commentò a caldo il lancio di un'offerta pubblica di scambio da parte di Unicredit su Banco BPM dicendosi contrario per via della non italianità dell'offerente, ha reiterato la stessa affermazione, nonostante faccia a pugni con la realtà.

Detto che Salvini aveva meno di due mesi prima gioito per l'intenzione della stessa Unicredit, allora considerata italiana, di acquisire la tedesca Commerzbank, ora insiste, dicendosi pronto a sfidare "chiunque a dimostrare che con un azionariato di estrema minoranza italiano si possa parlare di banca italiana: quanti hanno la sede in Italia, hanno le fabbriche all'estero e pagano all'estero?"

Il tutto perché i principali azionisti di Uicredit sono società di gestione di fondi di investimento. E' però un fatto che il primo azionistsa di Banco BPM sia attualmente la banca francese Credit Agricole, con il 9% del capitale, pronta a salire al 15% mediante derivati e avendo chiesto l'autorizzazione a BCE per arrivare alla soglia del 20%. E si tratta di un investimento in proprio, non per conto di terzi come nel caso dei fondi che investono in Unicredit per lo più con gestioni passive. Fondi che, per lo stesso motivo, sono presenti anche nell'azionariato di Banco BPM, che quindi, seguendo la logica di Salvini, non sarebbe a sua volta italiana.

Se ciò non bastasse, il maggior mercato di Unicredit era ed è rappresentato dall'Italia e il top management è per lo più italiano (a partire dall'amministratore delegato).

Resta da sperare che sia l'orgoglio a far reiterare certe affermazioni. L'alternativa sarebbe peggiore.

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