Scorie - Serve un incentivo, ma pensa a un disincentivo

Da 15 mesi gran parte dell'informazione è dedicata alla contabilità relativa al Covid-19. Prima solo con riferimento ai numeri del contagio e delle vittime. Successivamente con riferimento anche alla campagna vaccinale.

Dato che, nonostante gli anatemi lanciati contro tutti coloro che osano anche solo nutrire qualche dubbio, il numero di coloro che sono indecisi o hanno già deciso di non vaccinarsi è attorno al 50% del popolazione vaccinabile, non è da escludere che aumenti il volume delle voci di coloro che sollecitano il governo a introdurre l'obbligo.

Guido Rasi, microbiologo all'università di Tor Vergata, ex dg dell'Ema e ora consulente scientifico del commissario Figliuolo, ritiene necessario "puntare sugli indecisi soprattutto la fascia dei 30enni che è quella meno convinta a vaccinarsi e quella più a rischio contagio per la importante vita sociale che fa. Sicuramente può essere utile un piano di comunicazione istituzionale che finora è mancato, ma siamo ancora in tempo."

Sarà pure mancato il piano di comunicazione istituzionale, ma non si può dire che sia mancata una comunicazione favorevole alla vaccinazione in generale.

Prosegue Rasi:

"Serve un incentivo soprattutto per la fascia d'età più giovane. Userei in modo più perentorio il green pass senza il quale precluderei alcune cose: dai voli aerei ad alcune attività ludiche come i concerti o le partite di calcio ma anche i ristoranti. Per metà luglio chi vuole potrà avere il vaccino e quindi magari si potrebbero consentire grandi tavolate solo a chi è vaccinato."

Più che di incentivo, io parlerei di disincentivo per chi non si vuole vaccinare, dato che verrebbe loro proibito di fare determinate cose che appartengono alla ordinarietà della vita.

Peraltro credo che molti di coloro, tra i più giovani, che si stanno vaccinando, lo facciano principalmente per evitare limitazioni alla mobilità e alla socialità, ancorché a favore di taccuino o di telecamera la formula di rito sia che lo si fa per tutelare i nonni.

Ma se la campagna di informazione non funziona? Rasi prospetta una soluzione drastica:

"Da settembre se non fossimo soddisfatti dei risultati raggiunti penserei alla possibilità di introdurre l'obbligo vaccinale o in alternativa precluderei diverse attività a chi non si vuole vaccinare."

Io credo che ognuno debba essere libero di decidere se vaccinarsi o meno. Non ho competenze tecniche adeguate per entrare nel merito dei pro e dei contro. Per ora i numeri dicono che vaccinarsi, in certe fasce d'età e per individui in buona salute, equivale nel migliore dei casi a pagare migliaia di euro per assicurare una macchina che si tiene ferma in garage per 364 giorni l'anno.

Di certo non mi piace l'ostracismo nei confronti di coloro che sono portatori di idee minoritarie e non allineate al maistream. In nessun caso.

Per questo credo nella libertà di ognuno di non vaccinarsi. Ma è evidente che tale libertà, al pari di molte altre, è destinata a essere compressa, o mediante obblighi disposti per legge, o mediante divieti che, di fatto, avrebbero quasi lo stesso effetto. Uno dei tanti effetti del virus statalista dal quale l'Italia non guarirà mai.

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