Scorie - Erano in crisi di astinenza

Intervistato da Repubblica, Romano Prodi ha affermato:

"Gli Stati Uniti stanno investendo 6 mila miliardi di dollari, infrastrutture comprese, con un obiettivo radicale: ridurre le diseguaglianze. Un passaggio inedito. Finora Clinton e Obama, al massimo proponevano cambiamenti parziali, come la riforma sanitaria. Con Biden c'è qualcosa di diverso: una reinterpretazione del welfare, della redistribuzione della ricchezza, di un intervento pubblico in economia... Se Dio vuole dopo 40 anni di liberismo assoluto e selvaggio assistiamo, proprio in America, a una svolta radicale."

Se la quantità di norme segnala qualcosa, credo sia la relazione inversa con la libertà del mercato. E' abbastanza bizzarro supporre che una stratificazione normativa incalzante sia indice di un aumento della libertà del mercato, che nelle sprezzanti definizioni di coloro che vedono nell'economia mista (per non parlare dei socialisti duri e puri) il punto a cui tendere, va sempre sotto la definizione di "liberismo selvaggio".

Si può discutere a lungo sulla qualità delle norme in questione, ma sarebbe del tutto inappropriato a descrivere la realtà sostenere che vi sia una carenza quantitativa di regolamentazione. Negli Stati Uniti e ancor di più nel Vecchio continente.

L'affermazione di Prodi lascia intendere la sofferenza di una persona che iniziò la sua carriera nello Stato gestendo l'IRI e poi dovendolo smantellare perché il Paese era arrivato alla canna del gas.

Una persona che, da presidente del Consiglio, menò vanto, assieme a un ministro corregionale di provenienza comunista, di avere "liberalizzato" il mercato di determinati servizi, con un approccio in realtà caratterizzato da una certa qual dose di dirigismo. E il fatto che ciò sia un ossimoro dovrebbe dirla lunga sulla qualità della liberalizzazione.

Erano anni in cui la politica di bilancio non poteva essere espansiva quanto il governante medio desidererebbe; anni in cui bisognava cercare di produrre un avanzo primario e di contenere il deficit sotto 3 punti di Pil.

Ma il sogno di queste persone era e resta quello di poter spendere a manetta, convinti che la via allo sviluppo economico passi per investimenti pubblici in deficit che moltiplicano pani e pesci secondo il verbo di Lord Keynes.

Il Recovery Fund è stato accolto come un'oasi nel deserto, dopo una traversata durata decenni. E le manovre espansive degli Stati Uniti, che progettano di spendere migliaia di miliardi in deficit con grande nonchalance, sono considerate l'esempio da seguire.

Lo schema è sempre lo stesso: la stratificazione normativa non solo non risolve i problemi, ma li peggiora. Quindi si dà la colpa al "liberismo selvaggio" e si auspica di rincarare la dose, spesa inclusa. Nel nome della svolta radicale.

Verso il burrone.

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