Scorie - Luigi di Zelig
In una lunga intervista alla Stampa, il sempre più moderato Luigi Di Maio ha affermato, tra le altre cose, che il M5S è "l'unica forza politica che ha fatto parte degli ultimi tre governi, contribuendo in modo significativo a ottenere i risultati che cominciamo a vedere. Penso alla gestione della pandemia, alle proiezioni di crescita economica al 4% o ai dati record sull'export", ha aggiunto.
Ora, non citerei proprio la crescita economica tra i fiori all'occhiello dei governi di questa legislatura (al pari delle precedenti, peraltro). Prima del Covid la crescita era impercettibile, nel 2020 è sprofondata di quasi 9 punti percentuali, quindi un rimbalzo di 4-5 punti nel 2021, per di più con deficit a doppia cifra per due anni consecutivi, non dovrebbe far gonfiare il petto. Per intenderci, non è che altrove la crescita del Pil sarà nell'ordine di qualche decimale di punto percentuale.
In merito ai cambiamenti (neanche Zelig avrebbe saputo fare tanto), Di Maio dice:
"Siamo cambiati senza mai rinunciare a noi stessi, soprattutto ai nostri valori. Rappresentiamo quella parte del Paese che ha più bisogno del cambiamento, il ceto medio che paga le tasse, che non si tira mai indietro e che porta ogni giorno sulle spalle il peso della collettività. Noi parliamo a loro e lo faremo ancora a lungo."
Mi limito a rilevare che il mitologico ceto medio è corteggiato da tutti quando si tratta di chiedere il voto, ma faccio fatica a ritenere credibile che a tutelarlo possa essere chi ha contribuito ad aggravare il "peso della collettività" facendo di misure marcatamente assistenzialistiche i propri cavalli di battaglia.
Ovviamente non poteva mancare un passaggio sul limite dei due mandati. Di Maio cerca di svicolare così:
"E' una questione di cui si sta occupando Conte e io sono l'ultima persona che ne può parlare. Faccio il ministro degli esteri e servo il Paese dando il meglio di cui sono capace. Quando il popolo mi dirà di farmi da parte smetterò di servirlo."
Ergo: se continueranno a votarlo, non gli dispiacerebbe contendere il primato di longevità parlamentare a Casini. Cadrà anche questo tabù, inevitabilmente, all'avvicinarsi della fine della legislatura. Quando il sodalizio con gli ex nemici del PD sarà consolidato.
Ma il problema non è questo. Il problema è che qualcuno davvero continuerà a votarli…
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