Scorie - I sudditi debitori non meritano remissioni
L'annuncio dell'ennesimo provvedimento di saldo e stralcio per milioni di cartelle fiscali ha indignato i lottatori dell'evasione in servizio permanente, che hanno rispolverato il frasario tipico di queste circostanze.
Per esempio il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, che ritiene si tratti di "uno schiaffo a chi le tasse le paga", che poi sarebbero "lavoratori dipendenti e i pensionati", i quali "contribuiscono per quasi l'80%".
Premesso che è vero che la gran parte del gettito Irpef è pagato da dipendenti e pensionati, è altrettanto vero che si tratta però di pagatori di tasse concentrati in fasce di reddito ben più alte di quelle del tipico titolare di tessera sindacale.
Pagare le tasse non piace a nessuno, anche se c'è chi, con una discreta dose di ipocrisia, nelle dichiarazioni pubbliche sostiene il contrario.
La mia posizione, molto minoritaria a onor del vero, è quella di chi ritiene che ogni imposta o tassa rappresenti una violazione del diritto di proprietà e che non esista alcun dovere fiscale. Sono peraltro stato sin qui percettore di redditi soggetti a prelievo alla fonte da parte di sostituti d'imposta, quindi dovrei far parte di quelli che si ritengono "schiaffeggiati" dal saldo e stralcio.
La logica dei "lottatori" è quella del "pagare tutti per pagare meno", ed è una logica fallace. Dal punto di vista etico, perché non è estendendo una violazione del diritto di proprietà che si migliorano le cose. Dal punto di vista empirico, perché la storia ha dimostrato che in realtà si arriverebbe al "pagare tutti per avere ancora più spesa pubblica".
Secondo Bombardieri, il "messaggio politico che ha dato questo governo resta quello di voler elargire un premio a chi non ha pagato le tasse. C'è una questione culturale in questo Paese che riguarda la legalità e Draghi, nel suo discorso di insediamento, aveva promesso un impegno in questo senso. Ma se il suo primo atto è la cancellazione di un debito con lo Stato, cosa stiamo dicendo al Paese? Che le tasse si pagano o che è sempre meglio aspettare il prossimo condono? Siamo alle solite."
Trovo interessante che da una persona appartenente a un'area culturalmente incline a cancellare i debiti contratti con creditori privati (si prenda l'appoggio generalmente assicurato ai provvedimenti di esdebitazione dei consumatori) ci sia questa assoluta contrarietà a cancellare o ridurre quello che definisce "un debito con lo Stato."
Ora, nel caso delle imposte non vi è alcuna relazione tra pretesa fiscale e servizio erogato al pagatore. Nel caso delle tasse la somma chiesta al pagatore è a fronte di un servizio specifico, anche se non è applicato lo stesso prezzo a tutti. Come se il fornaio facesse pagare un chilo di pane diversamente in base al reddito o al patrimonio del cliente.
In entrambi i casi poi, ancorché in forme diverse, non vi è una interazione volontaria tra lo Stato e il pagatore. Quindi il "debito" deriva da uno scambio coercitivo, a fronte del quale non vi è neppure sempre la prestazione di un servizio da parte dello Stato nei confronti del "debitore". Per questo ritengo del tutto fuori luogo parlare di debito con lo Stato.
Nel caso dei rapporti di credito/debito tra privati, al contrario, tra il creditore e il debitore c'è stato uno scambio su base volontaria e capita che il debitore sia divenuto inadempiente.
Chi è favorevole all'esdebitazione nel caso di rapporti tra privati ma è contrario al saldo e stralcio delle cartelle fiscali ritiene quindi che l'inadempienza di un'obbligazione contratta volontariamente meriti un trattamento migliore di quella ritenuta tale da chi si è autoproclamato creditore con un atto coercitivo.
Solo considerando le persone come sudditi dello Stato è possibile giustificare una posizione del genere. Per quanto mi riguarda, si tratta di una posizione ingiustificabile.
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