Scorie - Chi paga realmente quelle garanzie

Come è noto, uno dei primi provvedimenti assunti dal governo lo scorso anno con l'inizio della pandemia fu quello di fornire garanzie ai prestiti bancari alle imprese.

Fin dall'inizio era buon senso ritenere che una parte più o meno consistente di quei debitori non sarebbe stata in grado di far fronte al rimborso, dato che gli effetti della pandemia avrebbero irrimediabilmente danneggiato le attività produttive.

Nella ondata di crediti deteriorati che emergerà una volta superata la fase di emergenza, il problema delle garanzie concesse dallo stato (per circa 144 miliardi) sarà ineludibile. Il fatto che la durata della fase di emergenza si stia allungando non aiuta certo a ridimensionare il problema. Anzi.

Tecnicamente i crediti sono stati erogati dalle banche, che hanno assunto la garanzia totale o parziale da parte dello Stato tramite un apposito fondo PMI, Mediocredito Centrale o Sace. Qualora i debitori divenissero insolventi, le banche dovrebbero riclassificare quei crediti ed escutere la garanzia.

Comprensibile che lo Stato cerchi uno stratagemma per evitare di gonfiare ulteriormente il debito pubblico. Ed ecco a cosa si sta (prevedibilmente) pensando, secondo quanto riporta il Sole 24 Ore:

"La soluzione alla quale si sta pensando si chiama Amco: la bad bank pubblica che gestisce i crediti deteriorati, molti rilevati in occasione delle più recenti crisi bancarie, da Mps, a Popolare di Bari, Carige, Creval, per non parlare delle due Popolari Venete nel 2017."

Ovviamente l'idea "nasce dall'esigenza di evitare l'impatto diretto delle escussioni della garanzie sul bilancio pubblico. Da questo punto di vista, l'intervento di Amco non rappresenterebbe un aiuto di Stato, ma andrebbe in soccorso allo Stato, dal quale è controllata."

In pratica le banche cederebbero il credito ad Amco, che dovrebbe poi gestirne il recupero, fornendo anche nuova finanza.

Ora, l'idea stessa che una società controllata dallo Stato vada in aiuto dello Stato spendendo soldi senza aumentare il debito pubblico dovrebbe apparire subito come una delle tante varianti del gioco delle tre carte che rappresenta una vera e propria specialità politica, a onor del vero non solo a sud delle Alpi.

Si tratta del classico esempio in cui la forma è fatta politicamente prevalere sulla sostanza, come già avviene con CDP. La sostanza, però, non cambia: se un debitore è insolvente e lo Stato ha fornito una garanzia, le perdite su quel credito sono a carico dei pagatori di tasse, per quanto di cerchi di modificare le apparenze.

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