Scorie - Schema nuovo, vecchia sostanza

In un articolo sul Sole 24 Ore, Stefano Micossi propone, come recita il titolo, "Uno schema nuovo per ridurre gli oneri dei debiti sovrani".

In questi casi, di solito può essere almeno in parte nuova la forma, ma la sostanza re distributrice rimane la stessa.

Micossi constata che "l'accumulo di nuovi debiti sovrani nell'area dell'euro, in economie che non avevano ancora smaltito gli aumenti della crisi finanziaria, promette guai grossi dopo la fine dell'emergenza pandemica, quando verrà il tempo di riportare quei debiti sotto controllo."

Sarà quindi opportuno pensare fin da ora al da farsi, "per non farci trovare impreparati."

Secondo Micossi, "la questione può essere affrontata utilizzando il merito di credito collettivo dell'eurozona per alleggerire gli oneri dei debiti sovrani dei singoli paesi, allungandone le scadenza fino a rendere quei debiti di fatto irredimibili."

Già da questo si può intuire che di nuovo non c'è proprio nulla.

Ovviamente, "la condizione irrinunciabile per l'intervento collettivo è che, terminata l'emergenza, i conti pubblici dei Paesi più indebitati mostrino un ragionevole equilibrio, tale da non richiedere nuovi aumenti di debito e, in effetti, di prometterne la riduzione nel futuro. Serve un nuovo Patto di Stabilità, più semplice e flessibile, ma anche più credibile del marchingegno attuale, oramai screditato."

E qui ci si potrebbe iniziare a chiedere con quale credibilità la promessa (agostiniana) di essere disciplinati in futuro possa essere fatta da Paesi come l'Italia, non essendo finora mai stata mantenuta.

Secondo Micossi, il "valore-obbiettivo del debito sovrano dovrebbe, in questo contesto, essere innalzato realisticamente dal 60% attualmente previsto all'80 per cento."

Livello che sarebbe pur sempre la metà di quello dal quale dovrebbe partire l'Italia a fine 2020.

Ma ecco la proposta di Micossi.

"Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) dovrebbe acquistare i titoli sovrani detenuti dal Sistema europeo delle banche centrali (SEBC), a seguito dei suoi interventi di "allentamento quantitativo", fino a un limite del 20% del Pil dell'eurozona. Questi debiti resterebbero nel suo bilancio a tempo indeterminato, assicurandone il rinnovo con lunghe scadenze… Resta da decidere se sia opportuno prevedere che l'assorbimento di titoli sovrani resti proporzionale tra i Paesi, o non debba invece privilegiare i Paesi ad alto debito. I titoli ceduti al MES continuerebbero a godere della garanzia di fatto delle banche centrali nazionali di cui godono attualmente; dunque, non si avrebbe alcun trasferimento di rischio al MES."

Leggendo l'ultimo passaggio, sorge spontanea la domanda: se il rischio deve rimanere in capo alle banche centrali nazionali che hanno acquistato i titoli nell'ambito del quantitative easing, a cosa serve trasferirli al MES? A fare finta che il bilancio delle banche centrali sia meno imbottito di titoli di Stato?

Prosegue Micossi:

"Gli acquisti di titoli del MES sarebbero finanziati attraverso l'emissione di sue obbligazioni sul mercato. Tali obbligazioni sarebbero garantite dal sostanzioso capitale del MES e dai Paesi membri, come già avviene per le passività del MES. Questa triplice garanzia – delle banche centrali sui titoli sovrani, e del capitale del MES e degli stati membri sulle obbligazioni del MES, dovrebbero assicurare il rating di Tripla A per le obbligazioni del MES. Dunque, esse costituirebbero quel titolo sicuro di cui l'area euro ha bisogno per aiutare le banche a liberarsi dal rischio sovrano e ridurre la frammentazione finanziaria (gli spread avversi sulle obbligazioni sovrane dei Paesi ad alto debito)."

A me pare che qui si sia di fronte all'ennesima variante del gioco delle tre carte che finisce per redistribuire l'onere del debito tra pagatori di tasse a livello europeo. In sostanza, banche commerciali e altri operatori di mercato cederebbero prima i titoli di Stato alle banche centrali del SEBC a fronte di creazione di base monetaria, dopodiché utilizzerebbero quel denaro creato dal nulla per sottoscrivere i titoli emessi dal MES, che a sua volta comprerebbe titoli di Stato dalle banche centrali, le quali, però, dovrebbero fornire una garanzia, par di capire, per mantenere su di loro il rischio di credito.

Se si va alla sostanza, si finisce sempre per avere una sorta di mutualizzazione del debito a livello europeo.

Secondo Micossi, lo schema proposto "possiede due proprietà altamente desiderabili per il buon funzionamento dei mercati finanziari dell'area euro. Primo, creerebbe lo strumento per alleggerire il SEBC dell'eccesso di titoli sovrani accumulato durante le due crisi sistemiche dell'ultimo decennio. Secondo, i tassi d'interesse nei Paesi "rifugio" dell'aera euro probabilmente salirebbero, grazie all'emergere di un buon sostituto. La Bce resterebbe naturalmente libera di gestire con i suoi interventi l'impatto monetario della cessione dei titoli sovrani al MES."

In realtà, se il rischio deve rimanere in capo al SEBC, il bilancio delle banche centrali sarebbe alleggerito solo in termini di liquidità – situazione curiosa, visto che le banche centrali la creano, quindi non hanno certo problemi di liquidità – ma non di rischio. E quella stessa liquidità servirebbe poi a banche e altri operatori di mercato per finanziare le sottoscrizioni dei titoli emessi dal MES.

Quanto alla seconda proprietà "altamente desiderabile", il maggior onere per i pagatori di tasse (soprattutto) tedeschi e olandesi austriaci e finlandesi non credo provocherebbe da quelle parti delle manifestazioni di giubilo. 

Perché alla fine, quando c'è redistribuzione si fa fatica a convincere chi deve pagare il conto che sia meglio così, per quanto si parli di "schema nuovo".

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