Scorie - Investimenti (pubblici) miracolosi

Con un articolo dal titolo, "L'Europa superi i pregiudizio sugli investimenti pubblici", il Sole 24 Ore dà conto di un volume, intitolato "A European Public Investment Outlook" e curato da Floriana Cerniglia e Francesco Saraceno, docenti e ricercatori rispettivamente all'Università Cattolica di Milano (Cranec) e a SciencePo di Parigi (Ofce).

Secondo i curatori, dopo la sospensione del Patto di stabilità, occorrerebbe superare il "pregiudizio contro gli investimenti pubblici che risale almeno agli anni '80 ma ha caratterizzato specialmente la fase di consolidamento fiscale fra il 2010 e il 2015."

Quindi avanti con il buon vecchio keynesismo, ma focalizzandosi sugli investimenti pubblici, perché, secondo i curatori, occorre "superare l'approccio squisitamente contabile adottato fin qui dall'Unione europea e definire gli investimenti in termini funzionali, non solo come fattore a sostegno della domanda aggregata a breve termine ma anche come fattore funzionale alla produttività di lungo termine e alla crescita potenziale."

Già questa affermazione a me pare in contraddizione con quella precedente. Senza entrare nel merito dei limiti previsti nel (sospeso) Patto di stabilità, non mi risulta scritto da nessuna parte che i governi debbano privilegiare la spesa corrente su quella per investimenti. La scelta di contenere quest'ultima è dovuta al fatto, ampiamente noto, che la spesa corrente porta più voti di quella per investimenti.

Credo, tra l'altro, che sulle virtù taumaturgiche degli investimenti pubblici si sia coltivata una vera e propria mitologia; se poi si aggiunge l'aggettivo "green", pare che ogni euro speso si moltiplichi miracolosamente. E' lecito avere dei dubbi.

Soprattutto quando si sente parlare di allargare il perimetro degli investimenti "rivedendo addirittura la definizione di investimento". Questo è un aspetto che ho richiamato più volte: il rischio, cioè, che si stabilisca per via legislativa cosa è investimento, anche se non lo è da un punto di vista economico.

Ovviamente la realtà non cambia per legge. E la realtà è che, ogni volta che lo Stato (o un superstato) spende soldi, di fatto utilizza risorse presenti e/o future di quella parte di individui e imprese che costituisce il gruppo dei pagatori netti di tasse.

Questo non è un pregiudizio.

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