Scorie - Non vedo pericolo di assembramenti per sottoscrivere quei titoli

Unendo le forze, il già ministro dell'Economia Giovanni Tria e Pasquale Lucio Scandizzo hanno presentato una proposta (neppure originale) per far fronte alla grande crescita del debito pubblico che si registrerà in epoca di pandemia.

Tria e Scandizzo ricordano che gran parte delle risorse del Recovery Fund non saranno "un pasto gratis". Dovrebbe essere scontato, ma in Italia pare non esserlo.

I due sottolineano inoltre che il "fatto positivo della riduzione del costo medio del debito è che rende il debito stesso più sostenibile per ciò che riguarda l'onere del servizio, ma non riduce l'esposizione delle finanze pubbliche al rischio del suo rinnovo futuro in condizioni di mercato mutate, cioè in presenza di un rialzo futuro dei tassi di interesse. Vi è quindi uno specifico rischio di "rollover" cioè di capacità di rinnovo del debito a scadenza, se non a condizioni di mercato non sostenibili. Si tratta di un rischio che è tanto maggiore quanto più l'aumento assoluto del debito implica l'aumento futuro delle emissioni annuali di rinnovo alle nuove condizioni."

Come risolvere il problema del rollover? Evitando che il debito abbia scadenza, ossia emettendo titoli irredimibili, per di più non a tasso fisso, bensì indicizzate alla crescita del Pil nominale.

"Lo strumento di elezione per contrastare la instabilità finanziaria dei governi, e il relativo incremento del rischio sovrano nazionale e globale, è la emissione di titoli "perpetui" indicizzati al Pil nominale, una forma di "azionariato" pubblico già proposta dal premio Nobel Robert Shiller all'inizio degli anni 90 e ora all'attenzione di molti governi e delle agenzie multilaterali, quali Fmi e Banca Mondiale."

Si tratta di capire per quale motivo un investitore in titoli a reddito fisso dovrebbe convertirsi all'investimento azionario, dato che spesso (si pensi a fondi pensione e assicurazioni) ha passività che non sono altrettanto aleatorie.

Tria e Scandizzo analizzano la questione dal punto di vista dell'emittente, affermando che l'emissione di titoli del genere "rappresenterebbe per i governi una forma di assicurazione sul rischio sovrano perché ridurrebbe l'impatto potenziale di risultati economici negativi nazionali o globali. In altri termini, gli interessi pagati su questi titoli rappresenterebbero una quota fissa del Pil e al tempo stesso verrebbe eliminato il rischio di rinnovo. La convenienza di lungo periodo per le finanze pubbliche dipenderebbe dall'evoluzione dei tassi di interesse di mercato e dal tasso di crescita del Pil, ma converrebbe pagare un premio al sottoscrittore perché si assumerebbe il rischio corrispondente."

Non fanno però nessun riferimento al "premio" per il sottoscrittore. Il quale, ovviamente, sarebbe attratto da questi titoli solo se avesse una aspettativa di crescita del Pil elevata nel tempo. Secondo gli autori, inoltre, "la convenienza è data dal fatto che la rendita di questi titoli manterrebbe il valore relativo nel lungo periodo rispetto al reddito medio del paese in termini di potere d'acquisto. L'appetibilità per gli investitori dipenderebbe quindi non solo dal valore attuale del rendimento medio, ma anche dal suo legame con l'evoluzione futura dell'economia."

Qualcosa mi dice che non ci sarebbe la fila per sottoscrivere questi titoli perpetui. D'altra parte la loro diffusione a livello globale è riscontrabile pressoché esclusivamente in taluni Paesi emergenti, e questo tipo di emissioni solitamente è stata effettuata nell'ambito di ristrutturazioni del debito a seguito di default.

Il che è (o dovrebbe essere) tutto dire.

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