Scorie - Se questo è il liberalismo europeo...

Margrethe Vestager, al secondo mandato come commissaria europea alla concorrenza, è candidata alla presidenza della BEI. 

Negli anni alla Commissione è stata spesso criticata, a sud delle Alpi, per un atteggiamento troppo rigido. Il che, solitamente, è un punto di forza per chi ha a cuore il libero mercato. Per quanto questo sia comunque un concetto distante dall'approggio di dirigismo incrementale a cui ci ha abituato nel corso degli anni la Commissione Ue.

Va peraltro detto che, in merito agli aiuti di Stato, non sempre il suo agire è stato omogeneo. In sostanza è dipeso almeno in parte dalla forza (sia politica che finanziaria, e le due cose sono strettamnte connesse) dello Stato interlocutore. 

Cosa di cui spesso si sono lamentati a sud delle Alpi, continuando a non voler riconoscere che, anche a livello di Stati, avere un bilancio sano o scassato dà un potere contrattuale diverso e che, a livello comunitario, convivono cooperazione e competizione tra Stati. Cosa non riconosciuta neppure dagli europeisti ingenui.

Intervistata da alcuni giornali mentre sta evidentemente facendo la propria campagna per arrivare alla presidenza della BEI, Vestager (che si dice liberale) ha affermato:

"In questi nove anni ho potuto capire che non vi è Europa senza aiuto di Stato. Negli anni, lo Stato si è accollato maggiori responsabilità. Peraltro, non credo che vi sarà una efficace risposta contro il cambiamento climatico senza il sostegno pubblico. Al tempo stesso è importante mantenere il controllo di ciò che facciamo in modo da evitare di mettere a rischio il level playing field. È quindi necessario essere trasparenti ed associare agli aiuti pubblici nazionali iniziative pan-europee."

Se questo è ciò che può esprimere il liberalismo europeo, mi pare (sempre più) evidente che, se non è morto, il liberalismo sia almeno moribondo.

Perché aiuti di Stato e mercato sono incompatibili, se il mercato deve essere tale. Il fatto che lo Stato abbia aumentato il suo raggio d'azione non era inevitabile, né necessario. 

E sorvolo sull'approccio tutto socialista al cambiamento climatico, per soffermarmi sul tipico errore in cui cadono i liberali al potere: credere di poter tenere sotto controllo l'interventismo solo perché ci sono loro. Il fatto è che se si condividono, nella sostanza ancorché non nella forma, gli stessi principi dei socialisti, è illusorio credere di poter arrivare a risultati non socialisti.

Tentare una sorta di via di mezzo, cosa fatta più volte a partire dal Novecento, ha sempre portato più Stato e meno mercato, come saggiamente sostenne Ludwig von Mises (che, ahimé, molti pseudo liberali temo non conoscano neppure).




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