Scorie - Tante riserve, poco obbligatorie
Come di consueto, Donato Masciandaro ha commentato per il Sole 24 Ore le decisioni di politica monetaria della BCE.
Criticando la decisione di aumentare tutti i tassi di policy di 25 punti base, Masciandaro ha scritto, tra le altre cose, che la BCE avrebbe dovuto "ridurre la remunerazione delle riserve bancarie, continuando nella strada intrapresa il mese scorso di azzeramento della remunerazione delle - quantitativamente irrilevanti - riserve obbligatorie. Perché? Per migliorare il meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Oggi la politica monetaria europeo innesca un meccanismo di trasmissione asimmetrico: un aumento dei tassi della Bce è seguito da un aumento del costo del credito e dei tassi sui titoli di Stato, ma non da un aumento proporzionale della remunerazione del risparmio. La ragione? In due decenni di politica monetaria espansiva si è accumulato un abnorme eccesso di riserve bancarie. L'eccesso di liquidità consente alle banche di innalzare i tassi sui loro crediti più dei tassi sui loro debiti. Inoltre, peggiora i conti degli Stati: più l'eccesso di riserve è remunerato, meno sono i profitti delle banche centrali, minori i ricavi per i rispettivi Stati."
Come ho segnalato qualche giorno fa commentando la (bislacca) idea del presidente dell'Antitrust di "imporre" un meccanismo di adeguamento della remunerazione della liquidità in conto corrente, l'eccesos di riserve ancora presenti nel sistema spiega perché finora le banche non abbiano avuto la necessità di pagare maggiormente la raccolta a vista. E Masciandaro, che a differenza di Rustichelli, sa tecnicamente di cosa parla, arriva proprio a quel punto.
Non credo, però, che la BCE avrebbe dovuto abbassare il tasso sulla deposit facility, dove le banche lasciano le riserve in eccesso. Anche perché sarebbe una mossa espansiva, dato che quel tasso influenza tutto il funding di mercato di breve termine.
Al contrario, potrebbe aumentare il coefficiente di riserva obbligatoria (le riserve obbligatorie da qualche mese sono remunerate a zero), riportandolo almeno al 2%, dove era prima che, ormai oltre 10 anni fa, fosse dimezzato a 1%.
Questioni tecniche a parte, resta il fatto che anni e anni di sbornia monetaria non potevano non portare problemi. E ogni intervento successivo continua a distorcere la formazione dei tassi di interesse di mercato.
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