Scorie - Palle di neve

Come è (tristemente) noto, uno dei problemi di finanza pubblica in Italia consiste nell'effetto palla di neve negativo, con il rapporto tra debito e Pil che cresce quando il costo del debito cresce più del Pil nominale.

Una condizione interrotta brevemente con la fiammata inflattiva e il rimbalzo del Pil posto lockdown, ma che sta ora per tornare di attualità.

L'aumento dei tassi di mercato potrebbe portare gli interessi sul debito a circa 80 miliardi nel 2023, a cui l'anno prossimo andranno aggiunti altri 15 miliardi.

Il ministro dell'Economia Giorgetti, che si aforza di contenere la furia spendereccia del suo capo partito e di altri esponenti della maggioranza, si è lamentato del fatto che, senza i rialzi dei tassi di interesse, si sarebbero potute ridurre le tasse mentre ora "una manovra di bilancio è stata portata via dalla rendita finanziaria."

Non è proprio così. Se ci fossero stati ancora tassi bassi, come ad esempio nel 2020, si sarebbero certamente spesi quei soldi diversamente e sempre per spesa corrente. Ma sarebbe stato un errore, perché la condizione strutturale del bilancio delle amministrazioni pubbliche è tale per cui incombe, come accennato sopra, l'effetto palla di neve.

Dato che la spesa corrente non aumenta certo il potenziale di crescita del Pil, e sui cosiddetti "investimenti" la moltiplicazione dei pani e dei pesci del keynesismo italiano si manifesta perfino meno che altrove, non è certo spendendo in deficit che si possono risolvere i problemi.

D'altra parte, considerando che il fisco italiano è già esoso, non è tassando anche l'aria che si respira (come vorrebbero fare in troppi in questo disgraziato Paese) che si può aggiustare il bilancio e al tempo stesso avere un'economia che cresce.

E allora non resterebbe che ridurre il peso dello Stato, ossia ridurre la spesa, che supera di slancio i mille miliardi annui. Il che consentirebbe anche di ridurre le tasse senza fare altro deficit, come invece accade con le varie manovre estemporanee di questi anni.

Ovviamente ci sarebbero consumatori di tasse che resterebbero a bocca asciutta. Il che spiega perché si preferisca inveire contro l'aumento dei tassi di interesse.

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