Scorie - Solo l'io può avere attenzione per il noi

Sulla colonna Contrarian di MF è stato ospitato uno dei tanti elogi di Mario Draghi, chiamato dal presidente della Republbica a formare un governo dopo la caduta del Conte 2.

L'autore, Vincenzo Cariello, professore di diritto commerciale alla Cattolica, scrive, oltre a cose pure condivisibili, anche questo:

"Oggi, ma non solo, è l'epoca di due estremi non conciliabili: l'uno, dell'etica, dell'indipendenza del pensiero e dell'azione, della competenza (politica ovvero tecnica che sia), della reciprocità, del confronto dialogante, dell'equilibrio della parola, della dignità, del rispetto, dell'interesse istituzionale e nazionale, dell'attenzione al noi più che all'io; e l'altro, dell'individualismo, dell'egotismo, dell'incompetenza (politica oppure tecnica, quale che sia), dell'assenza di pensiero autentico, della latitanza dell'autocritica."

Credo che non ci sia alcun motivo per sostenere che "l'attenzione al noi più che all'io" sia da contrapporre all'individualismo, del quale evidentemente viene data una lettura negativa. Né che l'individualismo sia incompatibile con l'indipendenza del pensiero e dell'azione (al contrario, direi) e di tutte le altre componenti del primo estremo.

Al tempo stesso, anche chi fosse non solo "affetto" da individualismo, ma anche da egotismo, non necessariamente dovrebbe essere incompetente, non avere un pensiero autentico o non fare autocritica.

Piaccia o non piaccia, come sostenne Mises, "solo l'individuo pensa" e, di conseguenza, "solo l'individuo agisce."

D'altra parte, lo stesso Cariello scrive:

"In questo tempo, occorre tornare a essere capaci di rendere conto di sé, di dare ragione di sé."

Non è affatto detto che un individualista non renda conto di sé e delle proprie azioni, mentre non darei per scontato che coloro che considerano negativamente l'individualismo siano campioni in questo. 

A giudicare dall'esperienza italiana, si direbbe di no.