Scorie - La patriottica attesa dei tempi migliori a carico dei pagatori di tasse

Intervistata da Milano Finanza, Giorgia Meloni ha espresso il suo punto di vista, tra le altre cose, sul Monte del Paschi di Siena. 

Dopo aver elencato le vicissitudini che hanno portato alla crisi della banca più antica del mondo, per decenni dominata dalla politica sinistrorsa senese, Meloni ha ricordato che lo Stato "è intervenuto stanziando 5,4 miliardi di euro dei cittadini italiani e all'epoca Padoan aveva giustificato quest'operazione dicendo che dopo la ricapitalizzazione e la successiva ristrutturazione lo Stato sarebbe rientrato con gli interessi dei soldi dalla futura privatizzazione. A distanza di cinque anni ci troviamo con una banca ancora fortemente in perdita, con il patrimonio dissipato e condizioni di mercato assolutamente sfavorevoli alla privatizzazione, che costerebbe allo Stato altri miliardi per una "dote" che cresce ogni giorno di più. Per di più c'è un'operazione in corso ormai nota a tutti e che ha come obiettivo finale quello di servire su un piatto d'argento la scalata da parte della finanza straniera, in particolare quella francese."

In effetti i pagatori di tasse non hanno di che rallegrarsi, ma dubito che la "finanza straniera, in particolare quella francese" stia facendo carte false per accaparrarsi il Monte. In generale, in questi anni si sono tenuti tutti alla larga.

Ciò detto, Meloni è comunque contraria all'uscita dello Stato entro fine anno. A suo dire, "Mps va tutelata e risanata, chi ha gestito male i fondi deve pagare. Ad oggi non ci sono le condizioni per privatizzarla, sarebbe troppo forte il costo per lo Stato e troppo alto l'impatto sociale sul territorio. Anche in virtù dell'attuale emergenza Covid, chiediamo al futuro governo di intervenire presso la Commissione europea affinché venga rinviata la privatizzazione della banca, almeno fino a quando le condizioni di mercato siano vantaggiose, per Siena e gli italiani."

Che il conto a carico dei pagatori di tasse sia destinato a salire ancora pare ampiamente probabile. Che questo, però, debba indurre a rinviare a un non meglio precisato futuro la privatizzazione, è quanto meno discutibile. Così come pare assai difficile che porterà vantaggi a tutti quanti.

L'attesa dei tempi migliori ha già generato perdite sanguinose per Alitalia e Ilva, proprio perché non era mai il momento giusto per mettere la parola fine ai salvataggi seriali di aziende non più risanabili. In sostanza, se già è discutibile che chi si fa carico delle perdite non abbia voce in capitolo, lo è ancora di più che non esista, di fatto, alcun limite massimo alle perdite, ossia quello che nelle operazioni finanziarie è lo "stop loss".

In realtà nelle operazioni finanziarie qualsiasi investitore può finire per perdere tutto, quindi un limite esiste sempre. Quando ci sono di mezzo i soldi dei pagatori di tasse, quando cioè lo "skin in the game" non è quello di chi decide quanto ancora si può perdere, le cose vanno quasi sempre a finire molto peggio.

Ovviamente, sempre in attesa di condizioni di mercato vantaggiose.

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