Scorie - Il mercato non è adatto alle pecore

In Italia, come è noto, il libero mercato è visto con sospetto tanto dalla cultura cattolica, quanto da quella espressa dalla maggior parte delle forze politiche che chiedono il voto agli elettori.

I meno giovani ricorderanno le preoccupazioni che accompagnarono la fine del monopolio statale nel settore delle telecomunicazioni. All'epoca i fautori del mantenimento della soluzione statale paventavano incrementi stellari delle bollette a carico dei clienti. Come è andata è storia nota.

Nel caso di luce e gas, la fine del cosiddetto "mercato di maggior tutela" era prevista per il 2016. Da allora, di rinvio in rinvio, il Parlamento ha prorogato il completamento della liberalizzazione e in questi giorni si sta prospettando l'ennesima proroga dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2023.

A premere per un rinvio addirittura al 2024 era, come immaginabile, l'iperstatalista M5S, il cui declino di consensi non sarà mai troppo grande e veloce rispetto a quanto per me auspicabile.

Nonostante le loro faide interne, condite di espulsioni, ricorsi e invocazioni di voti su Rousseau, i parlamentari del M5S hanno trovato il tempo di affermare: "non potevamo permettere che, in questo momento drammatico, le fasce più vulnerabili della popolazione fossero costrette a iniziare il 2022 con un aumento delle bollette di energia elettrica e gas. Per questo ci siamo battuti per la proroga di un anno dell'entrata in vigore del regime di libero mercato, convincendo della necessità di questo provvedimento anche le altre forze di maggioranza e il governo."

Ora, il libero mercato in Italia (e anche altrove) non è mai presente nella sua forma pura, ma l'idea che sia nocivo, tanto da dover proteggere una fascia più o meno ampia di popolazione, non ha ragione di esistere. Altrimenti non ci sarebbero già oggi 14,6 milioni di famiglie che si rivolgono volontariamente al mercato contro i 15 milioni che ancora usufruiscono delle tariffe regolate.

Ciò che è indubbiamente vero è che sul mercato ogni cliente deve analizzare la pluralità di offerte presenti, non solo all'inizio della fornitura, ma in modo relativamente costante, per poter eventualmente passare a fornitori più convenienti.

In sostanza, ognuno deve abbandonare la pigrizia mentale nella quale si è tipicamente mantenuti in contesti in cui lo Stato si sostituisce agli individui per decidere cosa sia meglio per tutti quanti.

In altri termini, il mercato non è il contesto adatto a chi preferisce vivere da pecora. Ognuno dovrebbe quindi chiedersi quale sia la considerazione che hanno dei loro potenziali elettori coloro che pretendono di "tutelarli" dal mercato.

Mi rendo peraltro conto che questa riflessione ben difficilmente può venire da chi è abituato a (ed è evidentementemente contento di) belare.

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