Scorie - Attenzione a giocare al chicken game con Trump
Gli economisti di quasi tutti lgi orientamenti generalmente sono concordi nel ritenere negativi gli effetti dei dazi. Eppure sono in molti a incoraggiare e applaudire l'aumento dei dazi in risposta a quelli (caoticamente) annunciati da Donald Trump.
L'aumento dell'incertezza sta facendo calare gl indici di fiducia negli Stati Uniti, oltre a essere tra le cause dei recenti ribassi degli indici azionari. I quali, a onor del vero, si erano ulteriormente gonfiati all'indomani delle elezioni presidenziali sulle attese di un approcci oregolamentare più leggero e riduzioni di tasse.
Secondo Moreno Bertoldi e Marco Buti, "se gli Stati Uniti appaiono molto più vulnerabili di solo due mesi fa, l'inverso si sta producendo per le altre due più grandi economie del pianeta: la Cina e l'Unione europea (Ue). La Cina sta introducendo misure volte a rilanciare la crescita e ad affrontare alcuni dei problemi strutturali emersi nel periodo post-Covid. Ma la vera sorpresa viene dall'Europa. Messa alle corde dalla politica ostile di Trump nei suoi confronti e dall'abbandono dell'Ucraina, l'Ue ha reagito con un vigore inaspettato. La Germania e i paesi frugali hanno lasciato cadere vecchie ortodossie e si sono espressi in favore di un robusto programma di riarmo e - nel caso tedesco - di elevati investimenti in infrastrutture. Entrambi possono creare domanda in grado di controbilanciare parte degli effetti negativi di una guerra commerciale con gli Stati Uniti."
Considerando che tanto gli stimoli cinesi, quanto gli annunciati programmi di riarmo europei avverranno a debito, andrebbe quanto meno contenuta l'euforia di stampo keynesiano. Se il riarmo a debito fosse davvero così benefico per tutti, perché aspettare che arrivasse Trump ad annunciare il disimpegno americano e non procedere già anni addietro?
Quanto alla reazione ai dazi, Bertoldi e Buti aggiungono che la "posizione negoziale americana è anche indebolita dall'inattesa forte reazione di Canada e Messico che, invece di piegarsi ai diktat degli Stati Uniti, hanno deciso di resistere, anche attraverso l'adozione di misure non-convenzionali a livello di società civile. Il partito liberale canadese, che sembrava destinato a sconfitta certa alle prossime elezioni, ha ripreso vigore rispetto al partito conservatore, visto più vicino a Trump. Un'ondata di orgoglio patriottico si sta diffondendo nel mondo in risposta alle aggressioni trumpiane."
Quindi anche "l'Ue deve prepararsi a far fronte ai dazi "reciproci" trumpiani. Avendo l'economia statunitense il fianco scoperto, nel caso di un fallimento del negoziato, l'Ue può permettersi di rispondere in modo forte. Accanto a dazi economicamente e politicamente dolorosi, che colpiscono constituencies e imprese vicine a Trump, e un più ampio scopo delle ritorsioni prese in risposta alle tariffe su acciaio e alluminio del 12 marzo, l'Ue può allargare la sua strategia attraverso: (1) una contro-narrativa che mostri che gli Stati Uniti sono lungi dall'essere la parte lesa nel conflitto (si pensi all'enorme surplus bilaterale nei servizi); (2) prendendo esempio dal Canada, la mobilitazione della società civile, che reagisce all'aggressione con il boicottaggio di prodotti identificabili con l'Amministrazione Trump; e (3) il raddoppio delle iniziative volte a creare coalizioni con paesi colpiti dall'imperial economic overreach trumpiano."
Detto che nel caso del Canada a pesare sono anche le reiterate dichiarazioni di Trump affinché diventi il 51° Stato USA, togliere dagli scaffali i prodotti americani o apporre adesivi del tipo "l'ho comprata prima che Elon impazzisse" sul retro delle Tesla è ovviamente legittimo, ma mi sembrano azioni da asilo Mariuccia (e per inciso: è sempre una questione di punti di vista, ma per me occorre essere pazzi per comprare una Tesla o qualsivoglia altro dispositivo elettico a ruote, a prescindere dalla svolta trumpiana di Musk).
Bontà loro, Bertoldi e Buti ammettono che le guerre commerciali "sono sempre a somma negativa. Tuttavia, quando non è possibile evitarle, devono essere rese molto costose per l'aggressore – e la "soglia del dolore" di Trump II è più alta di Trump I -, per portare a veri negoziati. L'Ue, opponendosi alle tariffe trumpiane, può bloccare sul nascere le "guerre commerciali infinite" a cui l'Amministrazione Trump sta pensando per estrarre un flusso continuo di concessioni dai partners degli Stati Uniti."
Non so se guidare a tutto gas contro l'amministrazione Trump in una sorte di chicken game induca Orange Man a frenare. Ne dubito.
In generale, trovo preferibili le parole di Bastiat, quando definiva "cieche e assurde" le nazioni "che respingono legislativamente i prodotti forestieri, sotto pretesto che sono a buon mercato". Perché questo, in fin dei conti fanni i dazi. E a pagare sono sempre i conmsumatori.
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