Scorie - What they slould know about Inflation
Alla domanda su quanta inflazione potrebbe creare una reazione della Cina ai dazi che sta per imporre l'amministrazione Trump, Lutnick ha risposto che "l'inflazione deriva dal governo che stampa più moneta."
Aggiungendo poi che "i dazi non creano inflazione! Un governo che stampa moneta crea inflazione. Se hai un bilancio in pareggio non può esserci inflazione. La Cina ha i più alti dazi al mondo, tutto è soggetto a dazi in Cina, e non hanno inflazione. Hanno deflazione. L'India ha i secondi dazi più alti al mondo e non ha inflazione."
Se si intende il governo in senso lato, comprendendo anche la banca centrale, la definizione di Lutnick, per quanto semplificata, avrebbe senso. A patto di non identificare l'inflazione, come purtroppo lo stesso Lutnick fa, con la crescita di un indice di prezzi al consumo.
Burgess sostiene che le dichiarazioni di Lutnick siano piene di errori, ma poi la sua critica si basa a sua volta su argomenti discutibili.
Innanzi tutto, riferendosi alla forte crescita dei prezzi degli anni scorsi, tira in ballo gli effetti dei lockdown sul commercio internazionale. Che certamente hanno avuto un ruolo sulle dinamiche dei prezzi, ma sarebbe il caso di ricordare la quantità enorme di stimolo monetario di quei mesi, abbinata per di più a una politica fiscale da manuale della MMT.
Per chiudere la questione, cita uno studio della Fed di San Francisco che sostiene la stessa tesi. E in effetti la riduzione delle dislocazioni nelle catene di fornitura globali è accompagnata da una riduzione della crescita dei prezzi al consumo.
Per inciso, lo stesso si potrebbe sostenere anche osservando una diminuzione, dopo un picco attorno a metà 2022, della massa monetaria M2 (che nel frattempo ha ripreso a crescere dall'ultimo trimestre 2023).
Resta poi il fatto che chiedere a una banca centrale, soprattutto dopo una fiammata dei prezzi al consumo, quali siano state le cause, è un po' come chiedere all'oste la qualità del proprio vino. Ma tant'è.
Il problema è che Lutnick, identificando l'inflazione con la crescita dei prezzi al consumo, tira in ballo la Cina, alle prese da qualche tempo con gli effetti dello scoppio di una bolla immobiliare dovuta ad anni di droga monetaria e fiscale domestica. E peggio ancora cita il caso dell'India, che in realtà non è mai stata un campione di bassa inflazione, comunque la si voglia definire. In questo rendendo facile il gioco a Burgess.
Quanto al fatto che avere un bilancio pubblico in pareggio non crei inflazione, non è detto che sia sempre vero, anche se avere un bilancio in pareggio diminuisce le necessità di emettere titoli di Stato e di una loro diretta o indiretta monetizzazione da parte della banca centrale per la parte non finanziata da risparmio reale. Tra l'altro, gli Stati Uniti (e non solo) sono ben lungi dall'essere in pareggio e neppure lo saranno con Trump.
Infine, con riferimento ai dazi, essendo di fatto una tassa non sono di per sé inflattivi, ma se per inflazione si considera l'aumento dei prezzi al consumo possono esserlo, quanto meno una tantum.
In definitiva Lutnick, che avendo passato una vita a Wall Street dovrebbe sapere come funziona l'inflazione (non fosse altro per il fatto che il settore finanziario ne è uno dei principali beneficiari), ha finito per fornire al (keynesiano) Burgess diversi spunti per essere attaccato.
Entrambi dovrebbero comunque leggere quanto meno il brillante "What you should know about Inflation" di Henry Hazlitt.
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