Scorie - Ossimori monetari

Sulle pagine del Sole 24 Ore, Donato Masciandaro affronta il tema delle perdite che le banche centrali stanno registrando da un paio d'anni, sostenendo che ciò non deve creare né allarmismi, né indifferenza.

Masciandaro evidenzia che il fenomeno è "automatico effetto di un decennio di straordinaria immissione di liquidità, seguita da una ritardata e normalizzazione dei tassi. Però il risultato negativo dei conti non deve diventare un tratto strutturale dei bilanci di Francoforte. Altrimenti c'è il rischio di una minore efficacia della politica monetaria, causata da una riduzione dell'indipendenza finanziaria della banca centrale."

In effetti, tanti anni di tassi artificialmente negativi e di acquisti per migliaia di miliardi di titoli (per lo più) di Stato a fronte di creazione di base monetaria hanno finito per presentare il conto.

Prosegue Masciandaro:

"A due decenni dalla sua fondazione, la Bce ha fatto registrare due anni consecutivi di perdite di bilancio. Fino al 2023, la Bce aveva generato complessivamente oltre 25 miliardi di euro di profitti, di cui oltre 17 miliardi erogati alle banche centrali nazionali, che a loro volta, a seconda delle regole di ciascun Paese, li hanno retrocessi ai rispettivi governi. Oggi la perdita cumulata dei due anni supera i nove miliardi di euro."

In sostanza, in due anni le perdite ammontano a oltre un terzo dei profitti realizzati nei precedenti 24 anni. Il tutto per lo più a causa di un margine di interesse divenuto negativo e senza considerare che se la contabilizzazione dei titoli avvenisse a prezzi di mercato, le perdite sarebbero ben maggiori.

Come afferma, direi eufemisticamente, Masciandaro, "la causa delle perdite è l'effetto di due decenni di politica monetaria non convenzionale. La Bce, per contrastare il rischio che una stagnazione economica si intrecciasse con una deflazione dei prezzi, ha acquistato in modo straordinario titoli, soprattutto pubblici. Il suo bilancio si è gonfiato sotto due punti di vista: la dimensione e la rischiosità. Quando, nel 2022, la Bce ha iniziato in ritardo una forte restrizione monetaria, l'effetto automatico sul suo bilancio è stato quello di registrare perdite. Peraltro il fenomeno ha toccato tutte le banche centrali che hanno implementato politiche monetarie non convenzionali; per esempio la Fed, che nel 2023 ha toccato la cifra record di oltre 114 miliardi di dollari."

Ancorché la versione ufficiale sia sempre stata che il quantitative easing era posto in essere per evitare la deflazione, in diversi momenti è servito a mantenere sostenibile il debito pubblico di diversi Paesi aderenti, tra cui quello che sta a sud delle Alpi.

Secondo Masciandaro "è importante che la normalizzazione della politica monetaria prosegua senza interruzioni: da un lato, lo stabile ritorno dei tassi in territorio positivo, con livelli che siano coerenti con l'obiettivo di avere una crescita economica senza inflazione; dall'altro lato, occorre progressivamente far sgonfiare la bolla del bilancio Bce, sia dal punto di vista della sua dimensione che rispetto alla sua rischiosità."

Normalizzazione che preserverebbe l'indipendenza e la credibilità della BCE.

L'altra faccia della medaglia di anni di quantitative easing è un ammontare enorme di riserve bancarie, delle quali quelle in eccesso rispetto al requisito di riserva obbligatoria sono remunerate al tasso stabilito dalla BCE per la deposit facility.

Masciandaro non vorrebbe che fosse così, par di capire, quando scrive che la "remunerazione della moneta pubblica delle banche – i depositi bancari presso la Bce– è una forma di redistribuzione del reddito, giustificabile solo in tempi straordinari. Il compito primario della Bce è tutelare la stabilità monetaria, non redistribuire il reddito."

Due osservazioni: in primo luogo, quelle riserve, se non fossero remunerate, sarebbero utilizzate dalle banche in altro modo, con enorme potenziale inflattivo. Si potrebbe ribattere che aumentando il requisito di riserva obbligatoria quelle somme resterebbero in banca centrale, ma non remunerate. Il che è vero, ma occorre essere consapevoli del fatto che, in diversi casi, questo aprirebbe voragini nei bilanci delle banche.

In secondo luogo, redistribuire il reddito è una conseguenza inevitabile di ogni e qualsivoglia azione di poitica monetaria. Sarebbe certamente auspicabile che le banche centrali non facessero nulla di redistributivo, ma ciò equivarrebbe a non compiere alcuna azione di politica monetaria.

Il che sarebbe straordinariamente libertario, e proprio per questo auspicato da una sparuta minoranza a livello mondiale, alla quale non mi pare appartenga il professor Masciandaro. 

Però sia chiaro un punto: tutelare la stabilità monetaria senza redistribuire il reddito altro non è che un ossimoro.

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