Scorie - Non proprio win-win
Continuano le lamentele per i tagli di spesa (vedremo quanto poi realizzati in concreto) disposti dall'amministrazione Trump e almeno in parte sostenuto dai Repubblicani in Congresso. Lo schema è sempre lo stesso: tagliare quella voce di spesa danneggerebbe una determinata fetta di popolazione, sempre dipinta come fragile. E alla eventuale osservazione che le finanze federali sono scassatissime, la risposta è che basterebbe aumentare una determinata tassa su determinati soggetti, e tutto sarebbe risolto.
In sostanza, nessuno mai propone neppure tagli alternativi di spesa. E tutti danno per scontato che qualsiasi incremento di imposte sia realizzabile senza avere conseguenze negative sulla base imponibile. Per inciso, prescindendo da considerazioni di tipo etico, se fosse così il socialismo integrale funzionerebbe. Ma, sempre che non si voglia negare l'evidenza empirica prodotta in oltre un secolo, non è così.
Su Bloomberg Mary Ellen Klas sceglie un tema facile: il taglio della spesa federale per le mense scolastiche.
"Adesso c'è un gruppo di legislatori Repubblicani alla Casa Bianca e al Congresso che non crede che sia compito del governo sfamare le persone", scrive Klas. Ovviamente in modo polemico.
La questione in realtà riguarda l'intenzione di trasferire questo compito a lilvello di singoli Stati, quindi è in corso un battibecco tra Stati (anche guidati da Repubblicani) e governo federale. Perché alla fine i pasti gratis qualcuno li deve pagare, oggi o in futuro (se si sceglie la via del debito).
E come evidenza del fatto che l'idea dell'amministrazione sia sbagliata, Klas scrive che "gli agricoltori sono abitualmente tra i primi a ritenere che gli aiuti per i pasti siano programmi win-win per loro e le persone in difficoltà."
Scartando poi l'ipotesi di siuti da parte del settore privato perché "non avrebbe senso abbandonare programmi di sussidi pubblici che funzionano" a fronte della non certezza sull'alternativa privata.
Argomenti a mio parere abbastanza deboli. Quest'ultimo, perché non si vede per quale motivo non provare alternative ai sussidi pubblici. Quanto al primo, non ci si deve stupire che a fronte di un compratore pubblico gli agricoltori siano entusiasti. Ma una situazione del genere è win-win per fornitori, beneficiari dei sussidi e politici che si guadagnano consenso erogandoli. Ma non è così per chi deve o dovrà pagare il conto.
Una situazione è win-win quando avvantaggia tutti, e per essere tale deve essere scelta volontariamente da tutte le parti in causa. Non è questo il caso, evidentemente.
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