Scorie - Ce l'hanno fatta?

Recensendo sul domenicale del Sole 24 Ore il libro di memorie di Angela Merkel, Francesca Rigotti scrive, tra le altre cose:

"Nelle sue scelte Merkel si ispira, dice di ispirarsi, ai principi che sono intoccabili come lo è la dignità umana (Articolo 1 della Costituzione tedesca). Ne fanno parte la libera costituzione, l'ordine economico sociale di mercato, la tolleranza, la sovranità del popolo, la sicurezza, la libertà. Naturalmente si può obiettare che sono tutte belle parole e basta, e che alcuni concetti sono tra di loro incompatibili quando li si pone in alternativa: gli ultimi due soprattutto, libertà e sicurezza, giacché è noto come facilmente la prima venga immolata sull'altare della seconda, in una gioconda corsa di gara a chi lo fa con maggior zelo, governati o governanti. E anche se sono solo parole, almeno sono belle e condivisibili, certo più che competizione, nazionalismo, sovranismo, prima noi, restringimenti, misure deterrenti e simili. Meglio sentir parlare Merkel di pluralità e pluralismo che valutare la politica in termini di guadagni e perdite dalla prospettiva di un imprenditore edilizio quale era Trump prima di dedicarsi alla politica."

Non nego che per molti le parole usate per comunicare siano importanti quanto le azioni, ma il fatto è che sono le azioni a essere determinanti, a prescindere da quanto una persona dica.

Chi governa generalmente ha obiettivi personali e per il proprio Paese, tendendo a presumere di sapere cosa sia bene per il Paese.

Considerando che, anche in democrazia, governare comporta l'uso (o la minaccia dell'uso) della coercizione e la redistribuzione della ricchezza prodotta dai privati mediante la leva fiscale, la logica difficilmente si scosta da quella del gioco a somma zero, sia internamente, sia nei rapporti con altri Stati.

Trump è un anziano signore molto narcisista, circondato da gente che lo asseconda, che ha sempre avuto l'abitudine di dire e scrivere qualsiasi cosa gli passi per la testa in quel momento, come solitamente fanno i frequentatori abituali dei bar, magari dopo aver alzato un po' il gomito, convinto di essere un grande negoziatore.

Per lui tutto è un gioco a somma zero. Ma lo è anche per gli altri governanti, solo che hanno un linguaggio diverso.

Ancora Rigotti su Merkel:

"Nella seconda vita di Merkel c'è una nuova cesura: il prima e il dopo della sua reazione all'arrivo di centinaia di migliaia di profughi, per lo più siriani, nell'agosto del 2015. Stavano in autostrada, respinti dall'Ungheria di Orban; lei pronuncia la ormai celebre frase «Wir schaffen das», ce la facciamo, permettendo loro l'ingresso in Germania attraverso l'Austria (che a buon conto ne prese la metà)."

Potranno anche avercela fatta, ma è innegabile che l'ascesa nei consensi di Alternative fur Deutschland sia dovuta in (buona) parte anche a quella decisione. In questi giorni Merkel stigmatizza l'attuale capo del suo partito per uno spostamento verso destra, con un atteggiamento simile a quello che in Francia tenta disperatamente di tenere ai margini Marine Le Pen, finendo per portarle ulteriori voti.

Merkel è stata meno peggio di molti suoi colleghi europei nei sedici anni alla guida della Germania, ma nella gestione dell'immigrazione credo che abbia sopravvalutato la propria conoscenza del punto di vista dei concittadini. Oppure, e sarebbe forse peggio, se ne è infischiata. Afd può ringraziare.

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